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Violetta Bellocchio

Autor de Sono io che me ne vado

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Conocimiento común

Fecha de nacimiento
1977-09-04
Género
female
Nacionalidad
Italy
Lugar de nacimiento
Milan, Italy

Miembros

Reseñas

"La risposta alla domanda "Che cos'è un'emozione?" non si può trovare soltanto nella biologia o nella storia personale di un individuo. Il modo in cui ci sentiamo si intreccia alle aspettative e alle idee portanti della cultura in cui viviamo. L'odio, la rabbia e il desiderio possono sembrare emozioni originate dalla parte di noi che è più selvaggia, più vicina al regno animale. Ma possono anche essere provocate dai fattori che più ci rendono umani: il nostro linguaggio e i concetti teorici che utilizziamo per cercare di capire i nostri corpi; le nostre convinzioni religiose e i nostri giudizi morali; le mode, la politica e l'economia dei periodi storici in cui ci capita di vivere.

Il nobile francese del Seicento François de La Rochefoucauld sosteneva che anche i nostri impulsi più urgenti possono nascere dal bisogno di rispettare le convenzioni esterne: «Alcune persone non si innamorerebbero mai», diceva, «se non avessero sentito parlare dell'amore». Allo stesso modo, attività come parlare, guardare e leggere possono suscitare emozioni precise nei nostri corpi, ma possono anche calmare i nostri sentimenti. I baining della Nuova Guinea posizionano una ciotola d'acqua nelle loro abitazioni per tutta la notte allo scopo di assorbire l' awumbuk, quell'insieme di tristezza e inerzia che rimane dopo la partenza di un ospite gradito. Questo rituale funziona ogni volta, o così pare. Le nostre idee possono esercitare un'influenza tale da dare forma anche alle reazioni biologiche che crediamo assolutamente naturali. Com'è possibile, altrimenti, che i cavalieri dell'anno Mille perdessero i sensi per lo sgomento, o sbadigliassero in segno d'amore? Com'è possibile che soltanto 400 anni fa le persone arrivassero a morire di nostalgia?

La cultura in cui viviamo, oltre ai nostri corpi e alla nostra mente, dà forma alle nostre emozioni: questa era l'idea prevalente negli anni sessanta e settanta del secolo scorso. Gli antropologi occidentali che facevano ricerca sul campo, abitando per periodi più o meno lunghi in posti molto distanti dalle proprie case, svilupparono un forte interesse per il vocabolario emotivo delle diverse lingue. Per esempio, la parola song — l'oltraggio che si prova quando si riceve una porzione insufficiente di qualcosa — viene tenuta in grande considerazione presso gli ifaluk, abitanti dell'omonima isola dell'Oceano Pacifico. Col tempo si chiarì che alcune culture prendono molto sul serio quegli stessi sentimenti che a un abitante di un altro paese potrebbero sembrare meschini. Cosa ancora più importante, in determinate culture esistevano emozioni a cui si dava un tale significato da rendere necessario distinguere ogni loro sfumatura, anche la più sottile, come i quindici diversi tipi di paura che sono in grado di provare i pintupi dell'Australia occidentale. Al contrario, emozioni che a un anglofono sembrano fondamentali, in altre lingue non hanno nemmeno un termine adatto per essere nominate: tra gli indios machiguenga del Perù, per esempio, non esiste una parola che restituisca il significato esatto del termine "preoccupazione". Tutto questo interesse per la componente emotiva del linguaggio aveva il suo fascino: se diverse persone hanno maniere diverse di intendere e concettualizzare le proprie emozioni, questo significa che forse hanno anche maniere diverse di provarle?...

Questo libro racconta le storie delle emozioni, e il modo in cui queste storie cambiano. Parleremo dei molti modi diversi in cui le emozioni sono state percepite e manifestate – dai giurati che scoppiavano a piangere durante i processi dell'antica Grecia alle coraggiose donne barbute del Rinascimento; dalle "corde del cuore" oggetto di studio per i medici del Settecento agli esperimenti che Darwin faceva su se stesso durante le visite allo zoo di Londra; dai soldati che tornavano a casa soffrendo di "shock da granata" durante la prima guerra mondiale alla nostra cultura contemporanea, con il suo interesse per la neuroscienza e le immagini cerebrali. Sono moltissimi – e molto diversi – i modi che hanno di stare al mondo i nostri corpi – dolenti, accigliati, sussultanti, pieni di gioia. E il mondo, a sua volta, con i suoi valori morali, le sue gerarchie politiche, le cose che dà per scontato riguardo al gender, alla sessualità, alla razza e alla classe sociale, i suoi punti di vista filosofici e le sue teorie scientifiche, ha molti modi di vivere dentro di noi...

Suona un telefono in un affollato scompartimento ferroviario, e voi cominciate a frugarvi in tasca per vedere se è il vostro. State facendo una passeggiata in campagna e di colpo sfoderate il cellulare come se fosse una pistola, convinti di averlo sentito vibrare, solo per scoprire uno schermo pateticamente muto. Stando allo psicologo David Laramie, che ha inventato questa parola, la ringxiety è un'ansia leggera ma sempre presente che ci fa credere di aver sentito suonare il nostro telefono, anche quando così non è. Una prova — come se ce ne fosse stato bisogno — che in un'epoca dove la comunicazione è immediata, l'essere sempre pronti al contatto umano sta diventando la nostra impostazione predefinita ..."
… (más)
 
Denunciada
AntonioGallo | Nov 2, 2017 |

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Valoración
3.8
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