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Elogio de los jueces escrito por un abogado

por Piero Calamandrei

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Dopo cinque anni dalla prima deliziosa lettura ritrovo, ad Ascea, una bella edizione degli scritti di Piero Calamandrei sul rapporto tra giudici ed avvocati per sviscerare la fragilità della giustizia terrena. Calamandrei racconta episodi, piccoli fatti, quasi fattarielli che testimoniano la complessità della macchina della giustizia, fatta, inesorabilmente, di uomini. Se infatti il contorno, le leggi hanno il dono della stabilità, sono scritte, dovrebbero dare certezza, il cuore sono gli uomini che esercitano la funzione di garanti della giustizia stessa, giudici ed avvocati, con i loro pregi ed i loro difetti. Ed i racconti del grande avvocato fiorentino servono a rendere il senso della fragilità del sistema, con giudici ed avvocati sciatti, arroganti che non comprendono il ruolo che ricoprono rispetto ad una professione che è assimilabile a quella medica. Perché un cattivo giudizio, ed io ne so qualcosa, è come una malattia, un cancro che forse non uccide ma rovina un’esistenza. Terminai la prima lettura di questo volume qualche giorno prima dell’udienza di Vetromile, ancora ignoravo che in Italia è possibile che possa testimoniare in piena libertà un condannato definitivo. Ecco che un libro come questo aiuta a dare un senso a quello che un senso non ha, le categorie di Calamandrei, i vecchi magistrati che diventano avvocati, ecco una lettura che mi sarebbe stata utile una decina di anni fa, sono eccezionali. Un grande avvocato ed un grande libro, questa è la sostanza. ( )
  grandeghi | Jun 12, 2023 |
Un piccolo editore propone la riedizione di vecchi testi di Calamendrei che hanno ad oggetto la giustizia, vista dalla prospettiva di un avvocato: e che avvocato! La capacità di raccontare storie di tribunale, fatti e fattarielli, con semplicità e ironia non limita la portata politica di questi scritti; che descrivono, con la capacità di andare oltre ogni contesto temporale, i problemi della giustizia; ma con che grazia, con quali toni, quanta distanza tra Calamandrei e gli scribacchini di oggi. Il giurista fiorentino non è giustizialista; né garantista. Calamandrei va alla ricerca della giustizia, intesa come senso di responsabilità del giudice, che rischia di assolvere un colpevole; o di condannare un innocente. E tra le due opzioni sceglie la prima. Perché la giustizia ha come presupposto l’umanità, la bilancia dovrebbe avere sempre un peso da un lato. Il lavoro del giudice viene rivalutato laddove lo stesso ha la capacità di ascoltare, di andare in udienza per udire; come quello dell’avvocato che deve prendersi il fardello del cliente reclamando per lo stesso giustizia; o la massima giustizia possibile. Incredibile è l’attualità degli scritti di Calamandrei, gli avvocati arruffoni, quelli politici, giudici arroganti ed ignoranti, e in mezzo una giustizia troppo spesso negata. Ho finito questo libro pochi giorni prima dell’udienza di Vetromile e poche ore prima del recapito della diffida ad adempiere per quella folle sentenza della Corte dei Conti. Il problema è trovare sulla propria strada buoni giudici; e buoni avvocati. Per i primi non ho responsabilità, per i secondi, si. Ma vado avanti, questi libri servono anche a trovare la forza. ( )
  grandeghi | Jul 9, 2018 |
Più che un elogio dei giudici è un elogio del diritto e dei suoi artefici. Calamandrei tratteggia vicende e storie che riguardano giudici, avvocati e pratici del diritto, con una sottile ironia e con una rara capacità di far "digerire" anche le pagine amare della nostra storia, come l'epoca fascista.
  marcopulvi | Feb 2, 2014 |
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