«Oh, mia Patria sì bella e perduta» recita un famoso coro del Nabucco, opera in quattro atti del maestro Giuseppe Verdi. Nel 1861, quasi vent'anni dopo il Nabucco, la Patria è ritrovata o, per meglio dire, è fatta: nasce il Regno d'Italia con capitale Torino. Il primo anno d'Italia non è un anno qualsiasi: il conte di Cavour, il «fine tessitore» dell'Unità, è costretto a indire elezioni anticipate pochi mesi dopo la prima seduta del Parlamento; nel Sud si combatte una guerra di secessione che i « piemontesi » chiamano brigantaggio, con migliaia di morti da entrambe le parti; gli imprenditori affilanò le armi per conquistarsi, con tutti i mezzi leciti e illeciti, il primo grande appalto
pubblico. Nei salotti si mormora di scandalose relazioni tra alti papaveri della politica e bellissime signore dalla precaria moralità, si va in estasi per il grande attore Salvini o per il suo eterno nemico Ernesto Rossi e si preparano i complicati bagagli per la villeggiatura seguendo i perentori dettami della moda parigina.
«L'Italia è fatta, ora bisogna fare gli italiani» esclamava Massimo d'Azeglio. ( )