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Cargando... Froth on the Daydream (1947)por Boris Vian
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La schiuma dei giorni, una straziante storia d'amore, in parte autobiografica Le vite vissute da Boris Vian Gira e rigira, anche rileggendo La schiuma dei giorni di Boris Vian a tantissimi anni dalla prima volta, bisogna dare ragione a Queneau: è il più straziante dei romanzi d'amore. Ma non è solo un romanzo d'amore. Dentro ci si ritrovano tanti ingredienti del cocktail-Vian (irripetibile, non c'è dubbio): i giochi di parole, il surrealismo, l'amore per il jazz e la patafisica del suo carissimo Jarry, una forte irrisione della morale corrente, un antimilitarismo coltivato negli anni della breve vita di Vian (1920-1959) in cui la Francia era spesso in armi (seconda guerra mondiale, Indocina, Algeria). La storia è semplice. Colin (diminutivo di Nicolas, ma in francese significa anche merluzzo) è un giovane ricco, nullafacente, con tanto di cuoco coltissimo che cita Gouffé e prepara anticipazioni di cucina futura (la salsa alla crema di mango e ginepro cucita dentro involtini di tessuto di vitello). Nella casa ci sono topi parlanti, ma non bisogna formalizzarsi. Nella premessa al libro Vian dichiara: «La storia è interamente vera, perché io me la sono inventata da capo a piedi». Non lavora, Colin, ma ogni tanto inventa qualcosa, come il pianococktail. Ha un amico, Chick, che spende tutti i risparmi (e anche i prestiti di Colin) nell'acquisto di opere di Jean Sol Partre ("Il vomito", rilegato in pelle di puzzola, "Il tanfo", ma nel parossistico e devastante finale anche pipe, pantaloni del filosofo esistenzialista). Il buffo è che, nelle mille cose della sua breve vita, Vian ha avuto Jean Paul Sartre come direttore (a Temps modernes ). Colin s'innamora di Chloé, la sposa, ma nel viaggio di nozze verso il Midi Chloé comincia a tossire, s'ammala. Le sta crescendo una ninfea nel polmone destro. Quel fiore mortale può essere combattuto solo dal profumo di altri fiori. Sempre innamoratissimo, ma anche sempre più povero (i fiori costano) e disperato, Colin accetta i lavori più pesanti e impensabili. Cova canne di fucile, che si sviluppano solo col calore del corpo umano. Ma viene licenziato perché il suo amore sforna canne che terminano con una rosa d'acciaio. Fa il messaggero di cattive notizie con un giorno d'anticipo, finché vede il suo indirizzo nel lavoro da sbrigare e capisce che Chloé morirà il giorno dopo. Le ultime pagine, il funerale da poveri che fa da contrappunto angoscioso al matrimonio da ricchi, con gli stessi protagonisti, sono per me tra le più belle del libro, insieme all'appartamento di Colin e Chloé che si restringe progressivamente e non lascia passare il sole man mano che la morte di Chloé s'avvicina e la calda pienezza dell'amore si consuma. E sarà anche per questo lirismo scoperto, per questo canto all'incanto totale dell'amore, che La schiuma dei giorni è così letto dai giovani. Pure, alla sua prima apparizione non andò oltre le 1.500 copie. Boris (sua madre Yvonne, melomane, l'aveva chiamato così pensando a Boris Godunov) fu un genio parzialmente compreso e un uomo affamato di vita, consapevole che una grave malattia di cuore non gli avrebbe lasciato il tempo di invecchiare. Alla luce di questi dati si potrebbe anche leggere La schiuma dei giorni in chiave autobiografica (il polmone come il cuore, l'appartamento che si restringe) e d'altra parte le chiavi di lettura sono tantissime in rapporto al tantissimo che Vian è stato. Trombettista, ingegnere, traduttore, giornalista (solo di scritti sul jazz, con l'anagramma di Bison ravi, Bisonte estasiato, 696 pagine), giallista-scandalo con lo pseudonimo di Vernon Sullivan, drammaturgo, attore, chansonnier (oltre 500 canzoni, la più famosa resta Le déserteur ), autore teatrale, poeta, direttore di casa discografica. Nelle foto ha l'aria di un signore serio che sta per mettersi a fare le boccacce. "Pauvre Boris" cantava Jean Ferrat, quanto successo postumo. La miglior chiave di lettura per La schiuma dei giorni è non averne, o buttarle via tutte. Basta leggerlo, e si resta felicemente feriti. Pertenece a las series editorialesContenido enTiene la adaptaciónTiene como guía de estudio aDistincionesListas de sobresalientes
Sin adscribirse a ninguna tendencia y sin dejarse encasillar en ninguna escuela ni corriente, la obra de Boris Vian (1920-1959) puede resultar huidiza a la vez que cargada de una honda angustia vital, la angustia del tiempo destructor, del deterioro, de la muerte, a traves de un universo insolito, descabellado y fascinante. No se han encontrado descripciones de biblioteca. |
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