Dopo averlo snobbato per anni, ormai quando esce un nuovo libro di Zerocalcare corro in libreria a comprarlo. Anzi a dire il vero no, manco questo è vero, perché societta e pazientissimo stallone mi inibiscono l’acquisto al solo annuncio dell’imminente uscita. L’autore di Rebibbia oramai è una sorta di icona di una resistenza tenue, le contraddizioni di un paese e di generazioni di giovani vengono derise con un tratto pesante ma sempre intelligente. Lo Zerocalcare che si occupa della questione curda è un’altra cosa, l’autore è di sostanza, questo oramai è chiaro e, nonostante la sua incredibile capacità di prendersi in giro, quando affronta il tema della resistenza curda cambia veramente registro. Cartesio, il suo grillo parlante, non riesce ad evitare la sua improbabile partenza per un altro mondo, fatto di violenza, di frontiere, di visti e di ottuse burocrazie necessarie a nascondere il dramma dell’ennesimo olocausto a due ore di volo da casa nostra. Zerocalcare usa il suo stile, fatto di cose semplici, parabole elementari per raccontare verità complesse, riuscendo sempre ad evitare giudizi figli di pregiudizio. Ormai a Rebibbia abita un autore maturo. ( )