Il settimanale satirico Il becco giallo fu fondato da Alberto Giannini nel gennaio 1924. Albeto Giannini, nonostante la tendenza alle contraddizioni o forse proprio a causa della tendenza alle contraddizioni assunta come fondamentale caratteristica d'italianità, seppe imprimere al suo foglio una dinamicità spregiudicata e caustica che gli guadagnò subito lettori. Moto contribuì al successo anche la collaborazione assidua e convinta del generale Roberto Bencivenga, di Adriano Tilgher, di Corrado Alvaro, di Egeo Carcavallo, di Raffaele Ferruzzi, di Adolfo Bosellini, di Tommaso Smith, di Paolo Giordani, di Giuseppe De falco e soprattutto dei disegnatori satirici già dell'Asino Gabriele Galantara (Rata - Langa) e Giuseppe Russo (Girus).
In pochi mesi la tiratura salì da 50.000 a 450.000 copie, suscitando le forsennate reazioni fasciste. I sequestri si infittirono, più volte furono allestiti falò con copie del settimanale scomodo, gli uffici della redazione e la casa del fondatore e direttore ebbero a subire assalti e danneggiamenti, Alberto Giannini venne fatto ripetutamente oggetto a minacce e violenze, quando non potè cavarsela con un processo o un duello. Ma seppe reggere, con orgoglio e buon umore, con capacità di professionista e convinzione di cittadino in quei tempi difficili per la libertà di stampa (ma arricchiti dalla presenza di qualche giornalista di fegato in più di quanti siano in circolazione attualmente).
Verrà, infatti, la pena di ricordare le leggi e i provvedimenti presi dal fascismo sulla regolamentazione della stampa perchè appaia chiaro che la libertà dimostrata, anzi spesso e volentieri ostentata del Becco giallo, non fu l'usfrutto di un diritto riconosciuto, ma, al contrario, la conquista di un'autonomia di giudizo come consapevole sfida al regime di giorno in giorno più che mai totalitario. ( )