Pulcini è un dotto, e l'idea di un commissario italo tunisino non mi piaceva proprio. Invece il libro ti prende, ti avvolge con tutte quelle cose interessanti che non sai, dai melomani ai canoni, i tipi di carta e la filigrana. La morale è sempre quella: nonostante le invidie e le tresche, sono i soldi che contano questo il movente del delitto, con finale a sorpresa. ( )

Su questo romanzo ho un giudizio ambivalente: da una parte ricostruisce con grande efficacia l'atmosfera della Scala con il suo fermento e le sue beghe, dall'altra come giallo è veramente debole. Il mistero non appassiona mai, non ci sono colpi di scena e la scoperta del colpevole non solo avviene in totale anticlimax, ma si può dire che sia addirittura superflua, un elemento che non aggiunge o toglie nulla alla vicenda.
Si tratta di un brillante ritratto d'ambiente, scritto da un autore competente ed appassionato di musica; se si fosse limitato a questo sarebbe stata un'opera magari di nicchia, ma di qualità. Purtroppo ha voluto aggiungere la componente gialla, ma scrivere un buon mistery è più difficile di quanto sembri e Pulcini non sa proprio da dove iniziare per creare un minimo di suspense.
Da amante dei gialli (e molto poco di musica) questo libro per me è stata una parziale delusione, per fortuna mitigata da uno stile molto scorrevole e dalla lieve ironia che lo permea. ( )