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Tutti i cicli fantastici vol. 1

por Robert E. Howard

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Se dovessero pormi la domanda “Quale autore ritieni più significativo nella nascita del moderno fantasy?” la mia risposta sarebbe: Robert Erwin Howard. Non Tolkien, non Eddy Rucker Eddison, né C.S. Lewis (questo poi ho qualche dubbio nell’ascriverlo al fantasy).
Tolkien ha una visione manichea della realtà, grandi eserciti che si schierano innumeravoli volte per il dominio della Terra di Mezzo, ma sempre suddivisi tra virtuosi e malvagi. La teoria di Tolkien è che il male sia la corruzione del bene. Pertanto quando i personaggi che in teoria dovrebbero essere buoni non lo sono (Theoden, quando lo conosciamo e soprattutto Denethor) è sempre una causa esterna a determinarne lo stato.
Howard non scrive con l’intento di regalare un’epica al ventesimo secolo (questa era l’intenzione di Tolkien), ma sorprendentemente le origini dei cicli dei due scrittori (distanti per generazione, geografia e background culturale), non solo poi diverse. La madre di Howard è di origini irlandesi e narra le gesta degli eroi dell’isola di smeraldo al figlio, che divenuto adulto ne rimarrà fortemente influenzato. Il giovane Howard si cimenta in tutti i generi possibili e immaginabili, compresa la poesia. Eppure è il genere avventuroso che gli darà maggiore fama. Dapprima, nel 1928, Solomon Kane, risoluto fanatico puritano che combatte l’empietà in giro per il mondo, scontrandosi peraltro con creature e ambientazioni degne di E.R. Burroughs. Si delinea la poetica Howardiana: personaggi forti e indomiti, che si fanno largo con l’uso della forza e assumono doti superumane. Segue Kull di Valusia e nasce l’ambientazione che sarà poi di Conan: un mondo primordiale e selvaggio, costellato di grandiosi imperi dalle capitali maestose, ma continuamente insidiato dalle vestigia dell’antichità e da riti malefici di stregoneria. E’ la nascita del cosiddetto “sword & sorceress” (spada e magia) un modo di scrivere il fantasy che non è epico in virtù degli eroi che lo costellano, ma è epico di per sé. Anzi i personaggi di Howard, tutt’altro che manichei, non rispondono alle categorie di virtuosi o malvagi. Kull di Valusia non riesce a fare breccia nel cuore dei lettori delle riviste pulp e così nel 1932 Howard riadatta un suo racconto (”By this axe, I rule!”, Con quest’ascia, io regno! il che dice tutto del personaggio) e lo trasforma ne The Phoenix on the sword, in cui conosciamo Conan già re della potente Aquilonia. In esso il cimmero combatte contro delle creature inviate ad ucciderlo e si delinea già molto dell’ambientazione di Hyboria, la terra delle avventure di Conan. Howard è debitore in parte dell’amico e corrispondente H.P. Lovecraft, di cui recupera l’idea delle creature antiche e innominabili. Laddovè però i personaggi di Lovecraft vengono sopraffatti dell’orrore e dal delirio, Conan si fa strada a suon di acciaio. Per quanto Howard definisca i suoi personaggi “troppo stupidi per fare qualcosa d’altro che aprirsi la strada con la forza”, in realtà il barbaro è tutt’altro che stupido. Rozzo forse e anche imprudente a volte, ma è un ottimo stratega, ha un forte senso dell’onore e uno strano senso di rispetto per la donna: “anche se la tua razza” dice rivolto ad una donna che gli sta chiedendo aiuto “mi chiama ladrone, non ho mai amato una donna senza il suo consenso”. In questa frase c’è di più: Conan è uno straniero, persino per i suoi sudditi quando diventa finalmente re, con le proprie forze. E’ un barbaro della Cimmeria, una regione del nord, nato in mezzo ad una battaglia e temprato dalla crudezza della sua gente. Nei quattro anni in cui Howard scrive di Conan (fino alla sua morte da suicida, nel 1936) egli compie avventure per tutto il mondo primordiale, è ladro, pirata, mercenario, comandante di eserciti e infine re. Combatte stregoni, esseri dalle stelle e del tempo remoto, perfino malvagi redivivi che lo detronizzano (come in The hour of the dragon, l’unico romanzo su Conan scritto da Howard, che meriterà una recensione a parte). I suoi racconti sono quanto di meglio si può chiedere dal sword & sorceress: esotici, avventurosi, perfino misteriosi e a volte blandamente erotici, sono ammalianti e tengono incollati alla pagina.
In Italia l’edizione migliore è sicuramente quella della Newton & Compton, purtroppo introvabile. Si può ripiegare sulla recente edizione Mondadori in tre volumi (The hour of the dragon, tradotto come Conan il conquistatore è in un volume a parte) dove i racconti sono raccolti nell’ordine di stesura e non della cronologia della saga. ( )
  Zeruhur | May 26, 2012 |
Se dovessero pormi la domanda “Quale autore ritieni più significativo nella nascita del moderno fantasy?” la mia risposta sarebbe: Robert Erwin Howard. Non Tolkien, non Eddy Rucker Eddison, né C.S. Lewis (questo poi ho qualche dubbio nell’ascriverlo al fantasy).
Tolkien ha una visione manichea della realtà, grandi eserciti che si schierano innumeravoli volte per il dominio della Terra di Mezzo, ma sempre suddivisi tra virtuosi e malvagi. La teoria di Tolkien è che il male sia la corruzione del bene. Pertanto quando i personaggi che in teoria dovrebbero essere buoni non lo sono (Theoden, quando lo conosciamo e soprattutto Denethor) è sempre una causa esterna a determinarne lo stato.
Howard non scrive con l’intento di regalare un’epica al ventesimo secolo (questa era l’intenzione di Tolkien), ma sorprendentemente le origini dei cicli dei due scrittori (distanti per generazione, geografia e background culturale), non solo poi diverse. La madre di Howard è di origini irlandesi e narra le gesta degli eroi dell’isola di smeraldo al figlio, che divenuto adulto ne rimarrà fortemente influenzato. Il giovane Howard si cimenta in tutti i generi possibili e immaginabili, compresa la poesia. Eppure è il genere avventuroso che gli darà maggiore fama. Dapprima, nel 1928, Solomon Kane, risoluto fanatico puritano che combatte l’empietà in giro per il mondo, scontrandosi peraltro con creature e ambientazioni degne di E.R. Burroughs. Si delinea la poetica Howardiana: personaggi forti e indomiti, che si fanno largo con l’uso della forza e assumono doti superumane. Segue Kull di Valusia e nasce l’ambientazione che sarà poi di Conan: un mondo primordiale e selvaggio, costellato di grandiosi imperi dalle capitali maestose, ma continuamente insidiato dalle vestigia dell’antichità e da riti malefici di stregoneria. E’ la nascita del cosiddetto “sword & sorceress” (spada e magia) un modo di scrivere il fantasy che non è epico in virtù degli eroi che lo costellano, ma è epico di per sé. Anzi i personaggi di Howard, tutt’altro che manichei, non rispondono alle categorie di virtuosi o malvagi. Kull di Valusia non riesce a fare breccia nel cuore dei lettori delle riviste pulp e così nel 1932 Howard riadatta un suo racconto (”By this axe, I rule!”, Con quest’ascia, io regno! il che dice tutto del personaggio) e lo trasforma ne The Phoenix on the sword, in cui conosciamo Conan già re della potente Aquilonia. In esso il cimmero combatte contro delle creature inviate ad ucciderlo e si delinea già molto dell’ambientazione di Hyboria, la terra delle avventure di Conan. Howard è debitore in parte dell’amico e corrispondente H.P. Lovecraft, di cui recupera l’idea delle creature antiche e innominabili. Laddovè però i personaggi di Lovecraft vengono sopraffatti dell’orrore e dal delirio, Conan si fa strada a suon di acciaio. Per quanto Howard definisca i suoi personaggi “troppo stupidi per fare qualcosa d’altro che aprirsi la strada con la forza”, in realtà il barbaro è tutt’altro che stupido. Rozzo forse e anche imprudente a volte, ma è un ottimo stratega, ha un forte senso dell’onore e uno strano senso di rispetto per la donna: “anche se la tua razza” dice rivolto ad una donna che gli sta chiedendo aiuto “mi chiama ladrone, non ho mai amato una donna senza il suo consenso”. In questa frase c’è di più: Conan è uno straniero, persino per i suoi sudditi quando diventa finalmente re, con le proprie forze. E’ un barbaro della Cimmeria, una regione del nord, nato in mezzo ad una battaglia e temprato dalla crudezza della sua gente. Nei quattro anni in cui Howard scrive di Conan (fino alla sua morte da suicida, nel 1936) egli compie avventure per tutto il mondo primordiale, è ladro, pirata, mercenario, comandante di eserciti e infine re. Combatte stregoni, esseri dalle stelle e del tempo remoto, perfino malvagi redivivi che lo detronizzano (come in The hour of the dragon, l’unico romanzo su Conan scritto da Howard, che meriterà una recensione a parte). I suoi racconti sono quanto di meglio si può chiedere dal sword & sorceress: esotici, avventurosi, perfino misteriosi e a volte blandamente erotici, sono ammalianti e tengono incollati alla pagina.
In Italia l’edizione migliore è sicuramente quella della Newton & Compton, purtroppo introvabile. Si può ripiegare sulla recente edizione Mondadori in tre volumi (The hour of the dragon, tradotto come Conan il conquistatore è in un volume a parte) dove i racconti sono raccolti nell’ordine di stesura e non della cronologia della saga. ( )
  Zeruhur | May 26, 2012 |
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Título original
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Dedicatoria
Primeras palabras
Citas
Últimas palabras
Aviso de desambiguación
Editores de la editorial
Blurbistas
Idioma original
DDC/MDS Canónico
LCC canónico

Referencias a esta obra en fuentes externas.

Wikipedia en inglés

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Descripción del libro
Resumen Haiku

Biblioteca heredada: Robert E. Howard

Robert E. Howard tiene una Biblioteca heredada. Las Bibliotecas heredadas son bibliotecas personales de lectores famosos que han sido compiladas por miembros de Librarything pertenecientes al grupo Bibliotecas heredadas.

Ver el perfil heredado de Robert E. Howard.

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