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Un ennesimo libro su Dio. Dio nella Modernità. Inutilità di Dio. Dio come fiaba. Dio come proiezione. Dio come droga. La morte di Dio. La religione come veleno. Dio come illusione. Il silenzio di Dio. Dio come nulla. Dio come idolo. Dio nella Bibbia. Un Dio non cercato. Un Dio non dimostrabile. Un Dio contraddetto. Un Dio rivelato. Dio nella fede. Dio come realtà. Dio come prossimità. Dio come umanità. Dio come relazione. Quale Dio? Dio nell’induismo. Dio nel buddhismo. Dio nell’ebraismo. Dio nell’islam.

Alla luce dei quotidiani eventi, il nome di Dio continua ad occupare ogni giorno le prime pagine di tutti i giornali cartacei e digitali. Si celebrano sacri uffizi e cerimonie politiche dopo avere finito di contare i cadaveri di esseri umani uccisi in suo nome.

Se le parole possono essere anche pietre e se le lettere dei primi comandamenti vennero incise sulla pietra, è opportuno ricordare “cosa” sono queste antiche ordinanze di origine divina oggi, se hanno ancora il senso di una volta e una ragione che le inquadri nel modo di vivere contemporaneo, in una realtà del tutto diversa.

Ma, sopratutto, se sono invocate in nome di un Dio sempre impossibile da definire. Un Dio che continua ad essere presente, pur nella sua assenza, un Dio che continua a chiamare, ma pochi lo sentono, forse lo ascoltano, ma non lo seguono.

Eppure, la scorsa domenica, nella Cattedrale degli Angeli di San Michele Arcangelo in Episcopio di Sarno, durante la tradizionale omelia, il Parroco don Antonio Calabrese ha presentato ai fedeli un giovane di nome Claudio il quale, da seminarista, ha comunicato all’assemblea le sue intenzioni di voto, come e perchè ha inteso dare una risposta alla chiamata che gli ha fatto questo misterioso Dio.

Il giovane Claudio è sceso tra i fedeli e in maniera semplice e spontanea ha cercato di trasmetterci il messaggio che ha ricevuto. Con straordinario candore ed innocenza ci ha fatto sapere che aveva una ragazza, che si volevano bene, ma erano entrambi insoddisfatti della loro condizione esistenziale.

Di comune accordo hanno deciso di separarsi e rispondere ad una voce di dentro che veniva da lontano, dalla loro essenza di esseri umani. Lei ha deciso di farsi suora, lui di entrare in seminario. Hanno creduto di fare questa scelta in base alla chiamata, per rispondere al loro “credo”.

Mi sono ricordato di una citazione che ho letto all’inizio di questo libro scritta da Sant’Agostino. L’autore, il teologo Paolo Ricca, la riporta in latino e in traduzione:

“… è necessario che tutte le cose che si credono siano credute con il precedente intervento del pensiero. Del resto, anche credere non è altro che pensare assentendo. Infatti non ognuno pensa che pensa, crede, dato che parecchi pensano proprio per non credere, ma ognuno che crede, pensa, pensa credendo e crede pensando.”

Una questione di “credo” in risposta alla eterna domanda dell’uomo: dov’è questo Dio di cui parliamo, da cui speriamo di ricevere aiuto? Come e dove lo si può collocare? Noi ora conosciamo sempre di più la vastità dell’universo con i suoi miliardi di pianeti, gli infiniti sistemi solari, ma finora, per quanto lontano si possa spingere il nostro sguardo, in nessun luogo c’è qualcosa che ci potremmo immaginare come il cielo in cui dovrebbe troneggiare Dio. Ricordo la risposta che ha dato Benedetto XVI nel suo libro Ultime conversazioni:

E’ perchè non esiste un luogo in cui Lui troneggia. Dio stesso è il luogo al di sopra di tutti i luoghi. Se lei guarda nel mondo, non vede il cielo, ma vede ovunque le tracce di Dio: nella struttura della materia, nella razionalità della realtà. E anche dove vede gli uomini, trova tracce di Dio. Vede il vizio, ma anche la virtù, l’amore.

Sono questi i luoghi dove c’è Dio. Bisogna staccarsi da queste antiche concezioni spaziali, che non sono più applicabili non fosse perchè l’universo non è infinito nel senso stretto del termine, pur se è abbastanza grande perchè noi uomini lo si possa definire come tale. Dio non può essere da qualche parte dentro o fuori di esso, la sua presenza è completamente diversa.

E’ molto importante rinnovare anche il nostro modo di pensare, liberarsi delle categorie spaziali e intenderle da una nuova prospettiva. Come esiste una presenza spirituale tra gli uomini, due persone possono essere vicine pur vivendo in continenti diversi perchè questa dimensione di prossimità non si identifica con quella spaziale, così Dio non è “in qualche posto”, ma è la realtà.

La realtà fondamento di tutte le realtà. E per questa realtà non ho bisogno di un “dove”, perchè “dove” è già una delimitazione, non è già più l’infinito, il creatore, che è l’universo, che comprende ogni tempo e non è lui stesso tempo ma lo crea ed è sempre presente. Credo che molte delle nostre percezioni vadano riviste. Anche la nostra idea complessiva dell’uomo è cambiata.

Non abbiamo più seimila anni di storia, ma non so quanti di più. Lasciamo pure aperte queste ipotesi numeriche. In ogni caso, sulla base di questa conoscenza, la struttura del tempo, quello della storia, oggi si rivela mutata. Qui il compito primario della teologia è di svolgere un lavoro ancor più approfondito e offrire agli uomini nuove possibilità di rappresentare Dio.

La traduzione della teologia e della fede nella lingua odierna è ancora molto carente; è necessario creare schemi di rappresentazione, aiutare gli uomini a capire che oggi non devono cercare Dio in “qualche posto”. C’è molto da fare.”
… (más)
 
Denunciada
AntonioGallo | Nov 7, 2022 |
Il tema delle 95 Tesi, e in fondo anche dell'intera Riforma, è la vera penitenza. Quale puó essere l'attualità di queste Tesi? A prima vista, dovremmo parlare - noi che viviamo nel periodo piú barbaro e meno incline alla penitenza di tutta la storia umana - della loro inattualità. Invece il discorso di Lutero ci richiama anche oggi alla serietà della confessione dei peccati - dei nostri, non di quelli altrui; di oggi, non di ieri - come momento costitutivo di una "vera penitenza".
 
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BiblioLorenzoLodi | Jun 14, 2012 |

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