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Sobre El Autor

Paolo Perulli is full professor of economic sociology, University of Eastern Piedmont, Department of Jurisprudence, Political, Economic and Social Sciences (Italy); and professor of Urban Sociology, Architecture Academy of Mendrisio, (Switzerland). He served as a visiting scholar at the Department mostrar más of Urban Studies and Planning of MIT, Cambridge (MA) in 1984-5 and professeur invite at the Facult Jean Monnet of Universit de Paris Sud in 1993-4. His main research publications have included: Metropolitan Atlas (Bologna 1992 and Madrid 1995), Global Networks and Nation-States (Zurich 1999), The City of Networks (Turin 2000), The City: a sociophilosophical Lexicon (Mendrisio 2004). His recent books have been published by Einaudi, Il Mulino and Mendrisio Academy Press. mostrar menos

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Sono molti i libri ai quali, nella mia biblioteca digitale su GoodReads, ho dato l’etichetta/tag di futuro. Se n’è oggi aggiunto un altro che vedete qui di fianco, non sarà di certo l’ultimo, mentre sono sicuro che sulla scena del mondo, in ogni lingua, continuano ad uscire libri su libri su questo argomento.
Una delle parole più usate è, appunto, questa: il futuro. Un’ansia sempre viva di costruire un “nuovo mondo”, se non proprio un “mondo nuovo”, con un futuro diverso, che possa essere, però, sempre più nuovo e più diverso da quello vissuto da chi lo vive e ne scrive, nell’attesa vissuta e nella continua disillusione.

Era l’anno del Signore 1962 quando, in una rivendita di libri e giornali di “Smiths & Sons”, in una stazione della metropolitana di Londra, comprai questo libro di Naomi Mitchison che vedete qui sotto. Non sapevo chi fosse questa scrittrice. Mi attrasse il progetto che si leggeva sulla copertina. Una trentina tra scrittori, scienziati, poeti e intellettuali del tempo cercavano, sotto la sua direzione, di stendere una mappa della conoscenza sul mondo del futuro. Quello che avrei poi vissuto.

In effetti, era quello che mi accingevo a fare, vivere, il futuro, oggi passato. Io, poverocristo, giovane lavoratore emigrante meridionale, studente infermiere in un ospedale mentale a nord di Londra, mi accingevo a vivere quello che oggi so essere il mio passato. Con un libro pensavo che quella mappa della conoscenza potesse aiutarmi a scoprire il futuro in quel tempo che riscopro oggi di aver vissuto, a distanza di oltre mezzo secolo, alla maniera di Proust.

Speravo di capire non solo quali fossero le intenzioni dell’umanità, come si proponeva l’ambiziosa Naomi, ma quale futuro il destino mi avrebbe assegnato di vivere. Storia, origini della vita, anatomia e fisiologia, matematica e economia, architettura, musica e filosofia, insomma il mistero della vita e il futuro del mondo. Questi i temi del libro.

Ho letto in una recensione del libro, magicamente ritrovata oggi grazie a Google, che il libro era scritto in 160 mila parole, in 400 pagine. Per soli 15 scellini mi parve un buon investimento. Oggi mi ripasso tra le mani il libro della studiosa scozzese Naomi Mitchison, passata a miglior vita alla veneranda età di 101 anni, lo sfoglio e lo confronto con un altro libro, questo in formato digitale, che proietta la sua visione del nuovo mondo ben oltre il futuro mio prossimo venturo.

Se per me e per il “mio futuro”, le date sono sono state il 1962, giorno dell’acquisto del libro-mappa e l’oggi 2021, quelle del prof. Paolo Perulli, autore di “Nel 2050: Passaggio al nuovo mondo”, sono il 1989 e il 2050. In breve, gli interrogativi che si pone sono gli stessi che si poneva la scozzese: “Come sopravviveremo alle sfide che l’uomo sta ponendo alla Terra? Saremo più ricchi o più poveri, più sicuri o più indifesi, vivremo meglio o peggio?”

Domande di sempre, alle quali temo non potrò dare o trovare ragionevoli risposte, come ho potuto, in un modo od un altro, nei miei limiti, dare a quelle poste dalla mappa del libro inglese. Il prof. Perulli intravede il “mondo nuovo” di Huxley memoria, non so quanto “brave”, nel 2050. Temo, con tutta la mia buona volontà ed intenzioni, non potrò verificare le risposte.

Lui non parla di “mappa” per il futuro come la scozzese. Lui usa un’altra parola, nuova e affascinante; “paradigma”. Dice di ispirarsi all’idea di Leibniz che immagina un dio umano che forgia il migliore dei mondi possibili. A dire il vero, non mi pare che sia una idea molto nuova. Ma arrivati a questo punto devo ammettere che io non ho mappe o paradigmi da offrire. A chi poi? forse solo a me stesso ed alla mia ignoranza riguardante un mondo che a mio parere si ullude di essere sempre più nuovo.

Dal mio blog: angallo.medium.com
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Denunciada
AntonioGallo | May 6, 2021 |

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