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Il 29 giugno del 1916, sulle pendici del monte San Michele, gli italiani subirono un imponente attacco chimico a base di cloro e fosgene da tempo pianificato da specialisti austriaci e tedeschi. Gli effetti prodotti dai due gas soffocanti furono letali, complice anche l'insufficiente protezione a tampone cui erano dotati i nostri soldati. I morti e gli inabilitati più o meno permanentemente si contarono a migliaia. A seguito del disastro, il Regio Esercito realizzò tempestivamente un' organizzazione tesa sia alla protezione delle truppe sia alla preparazione di analoghi strumenti offensivi, che nel prosieguo della guerra si perfezionò e potenziò. Ciò portò, anche grazie alla collaborazione d' importanti scienziati e centri di ricerca universitari, alla messa a punto di provvidenze antigas individuali e collettive via via più efficaci, come pure di una nutrita panoplia di munizioni capaci di essere caricate con aggressivi chimici. A livello di ordinanlento, invece, videro la luce le sezioni lanciagas, poi confluite nella Compagnia Speciale X. All'epoca della battaglia di Vittorio Veneto l'organizzazione per la guerra chimica aveva raggiunto una elevata efficienza grazie anche al determinante contributo alleato, che permise la fornitura di respiratori e munizionamento ad iprite.
Sulla base dell' esperienza maturata nel conflitto mondiale, nell' estate del 1923 fu costituito il Servizio Chimico Militare la cui storia, corredata di quella dei suoi equipaggiamenti, è oggetto di quest' opera, inedita rispetto alla vasta produzione dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. L' avvio fu difficile, soprattutto per colpa degli esigui finanziamenti destinatigli, dovuti al difficile momento economico in cui versava l' Italia dissanguata economicamente dal conflitto appena terminato. Tuttavia, grazie all' impegno ed alle capacità professionali dei suoi componenti crebbe progressivamente d' importanza, come dimostrato dal fatto che nell' ottobre 1925 fu unificato per i Ministeri della Guerra, della Marina e dell' Aeronautica.
Dai primi anni Trenta la sua attività decollò in un fiorire di studi e sperimentazioni che portarono alla progettazione di equipaggiamenti sempre più perfezionati: maschere antigas, vestiti speciali, apparecchiature per la bonifica campale e per la rivelazione degli aggressivi, apparecchi e attrezzature per l' irrorazione e la nebulizzazione degli aggressivi, munizioni a liquidi speciali, lanciafiamme e molto altro. Anche nel campo delle provvidenze antigas destinate alla popolazione civile la sua azione di pianificazione e controllo fu fondamentale. L' impiego di bombe d' aereo cariche ad aggressivi nel corso della guerra d' Etiopia del 19351936 accrebbe la fama internazionale dell' organizzazione militare italiana preposta alla guerra chimica, che fu oggetto di attenti studi da parte degli organi informativi di tutto il mondo.
Nel 1940 fu addirittura presentato un progetto per creare l' Arma chimica, abortito perché eccessivamente oneroso in termini finanziari e per la scarsa probabilità che le grandi potenze coinvolte nel nuovo conflitto mondiale impiegassero aggressivi chimici. In ogni modo, i soldati fregiati con l' esagono benzenico, il drago eruttante fiamme e la bomba Livens raggiunsero tutti i fronti di guerra, pronti a svolgere le mansioni cui erano deputati. Fortunatamente gli aggressivi chimici rimasero nei magazzini e le uniche funzioni svolte dal Servizio Chimico nella guerra 1940-1943 furono quelle dell' impiego degli apparati lanciafiamme e di annebbiamento di porti ed altri obiettivi sensibili quali impianti industriali, civili e militari in modo da sottradi all'osservazione aerea. Infine, dopo le tragiche giornate del setterrlbre 1943 l' attività del Servizio, diviso fra il Nord e il Sud dell' Italia a causa delle nuove alleanze, scenlò fino ad esaurirsi.
Il quadro complessivo che emerge dallo studio dell'evoluzione del Servizio Chimico rende merito a un gruppo di capi e gregari altamente specializzato, numericamente esiguo ma estremamente competente, che seppe sopperire alle carenze organiche e di risorse, mantenendo tra gli anni Venti e Quaranta gli studi italiani sulla chimica bellica ad altissimo livello. In rappresentanza di tutti va ricordato il Gen. Lorenzo Penna, che di tale branca fu precursore, in qualità di Direttore dell' Ufficio Tecnico del Comando Suprenlo durante la Grande Guerra, per poi diventare il primo Direttore del neonato Servizio Chimico.

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Denunciada
BiblioLorenzoLodi | Jun 26, 2015 |
Il 29 giugno del 1916, sulle pendici del monte San Michele, gli italiani subirono un imponente attacco chimico a base di cloro e fosgene da tempo pianificato da specialisti austriaci e tedeschi. Gli effetti prodotti dai due gas soffocanti furono letali, complice anche l'insufficiente protezione a tampone cui erano dotati i nostri soldati. I morti e gli inabilitati più o meno permanentemente si contarono a migliaia. A seguito del disastro, il Regio Esercito realizzò tempestivamente un' organizzazione tesa sia alla protezione delle truppe sia alla preparazione di analoghi strumenti offensivi, che nel prosieguo della guerra si perfezionò e potenziò. Ciò portò, anche grazie alla collaborazione d' importanti scienziati e centri di ricerca universitari, alla messa a punto di provvidenze antigas individuali e collettive via via più efficaci, come pure di una nutrita panoplia di munizioni capaci di essere caricate con aggressivi chimici. A livello di ordinanlento, invece, videro la luce le sezioni lanciagas, poi confluite nella Compagnia Speciale X. All'epoca della battaglia di Vittorio Veneto l'organizzazione per la guerra chimica aveva raggiunto una elevata efficienza grazie anche al determinante contributo alleato, che permise la fornitura di respiratori e munizionamento ad iprite.
Sulla base dell' esperienza maturata nel conflitto mondiale, nell' estate del 1923 fu costituito il Servizio Chimico Militare la cui storia, corredata di quella dei suoi equipaggiamenti, è oggetto di quest' opera, inedita rispetto alla vasta produzione dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. L' avvio fu difficile, soprattutto per colpa degli esigui finanziamenti destinatigli, dovuti al difficile momento economico in cui versava l' Italia dissanguata economicamente dal conflitto appena terminato. Tuttavia, grazie all' impegno ed alle capacità professionali dei suoi componenti crebbe progressivamente d' importanza, come dimostrato dal fatto che nell' ottobre 1925 fu unificato per i Ministeri della Guerra, della Marina e dell' Aeronautica.
Dai primi anni Trenta la sua attività decollò in un fiorire di studi e sperimentazioni che portarono alla progettazione di equipaggiamenti sempre più perfezionati: maschere antigas, vestiti speciali, apparecchiature per la bonifica campale e per la rivelazione degli aggressivi, apparecchi e attrezzature per l' irrorazione e la nebulizzazione degli aggressivi, munizioni a liquidi speciali, lanciafiamme e molto altro. Anche nel campo delle provvidenze antigas destinate alla popolazione civile la sua azione di pianificazione e controllo fu fondamentale. L' impiego di bombe d' aereo cariche ad aggressivi nel corso della guerra d' Etiopia del 19351936 accrebbe la fama internazionale dell' organizzazione militare italiana preposta alla guerra chimica, che fu oggetto di attenti studi da parte degli organi informativi di tutto il mondo.
Nel 1940 fu addirittura presentato un progetto per creare l' Arma chimica, abortito perché eccessivamente oneroso in termini finanziari e per la scarsa probabilità che le grandi potenze coinvolte nel nuovo conflitto mondiale impiegassero aggressivi chimici. In ogni modo, i soldati fregiati con l' esagono benzenico, il drago eruttante fiamme e la bomba Livens raggiunsero tutti i fronti di guerra, pronti a svolgere le mansioni cui erano deputati. Fortunatamente gli aggressivi chimici rimasero nei magazzini e le uniche funzioni svolte dal Servizio Chimico nella guerra 1940-1943 furono quelle dell' impiego degli apparati lanciafiamme e di annebbiamento di porti ed altri obiettivi sensibili quali impianti industriali, civili e militari in modo da sottradi all'osservazione aerea. Infine, dopo le tragiche giornate del setterrlbre 1943 l' attività del Servizio, diviso fra il Nord e il Sud dell' Italia a causa delle nuove alleanze, scenlò fino ad esaurirsi.
Il quadro complessivo che emerge dallo studio dell'evoluzione del Servizio Chimico rende merito a un gruppo di capi e gregari altamente specializzato, numericamente esiguo ma estremamente competente, che seppe sopperire alle carenze organiche e di risorse, mantenendo tra gli anni Venti e Quaranta gli studi italiani sulla chimica bellica ad altissimo livello. In rappresentanza di tutti va ricordato il Gen. Lorenzo Penna, che di tale branca fu precursore, in qualità di Direttore dell' Ufficio Tecnico del Comando Suprenlo durante la Grande Guerra, per poi diventare il primo Direttore del neonato Servizio Chimico.

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Denunciada
BiblioLorenzoLodi | Jun 26, 2015 |

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