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Obras de Giovanni Cecini

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Il libro considera l'arco di tempo che intercorse fra la capitolazione bellica dell'Impero ottomano e la nascita della nuova Turchia di Atatiirk, periodo filtrato però dalle lenti dell'Italia, nazione a essa vicina, sebbene con profonde differenze, ma accomunata dalla medesima origine mediterranea. Lo scambio culturale reciproco era sempre avvenuto senza soluzione di continuità, anche se i due paesi si erano spesso visti come contendenti, dai tempi della Serenissima fino all'allora recente guerra di Libia, che contribuì in maniera decisa alla veloce decadenza di un Impero millenario. Ottenuta quella sponda sabbiosa, ma a suo modo simbolica, uscita vincitrice dalla Grande Guerra, stremata dal conflitto ma ambiziosa di riscatto per la poca considerazione ricevuta fino ad allora, ecco che la Nazione italiana si spinse in una nuova avventura, che potremmo definire tardivamente "coloniale". Mascherando, insieme alla maggior parte delle altre potenze dell'epoca, come missione di pacificazione e di "ordine pubblico", anche il governo di Roma inviò in territorio anatolico un contingente militare. Esso avrebbe dovuto garantire le vaghe promesse territoriali ed economiche, ottenute durante il conflitto, e allo stesso tempo creare una situazione di fatto in Ioeo, ehe secondo le intenzioni avrebbe permesso in modo più facile una penetrazione redditizia e capillare. L'Italia già in contatto commerciale con i porti turchi, in particolare con Adalia, su cui aveva acquisito degli importanti diritti economici, e in possesso dal 1912 del Dodecaneso iniziò così nella primavera del 1919 la sua presenza militare in Anatolia, inconsapevole della consistenza reale dei movimenti nazionalistici e rivoluzionari, che nel frattempo erano nati e sviluppati in quella regione, e degli opposti interessi in gioco, che avrebbe trovato la sua delegazione al tavolo della pace. Solo le pesanti e ripetute sconfitte dei greci, la rapida ascesa di Mustafa Kemal e il veloce disimpegno delle grandi potenze da quello scacchiere, portarono l'Italia al definitivo abbandono di qualsiasi sogno coloniale in territorio turco, con il relativo ritiro del contingente inviato, che con i mesi era stato -del resto con gradualità ridotto e rimpatriato.

Indice: Capitolo Primo: Gli Alleati e la Turchia; Capitolo Secondo: Formazione del Corpo di Spedizione; Capitolo Terzo: Gli sbarchi italiani; Capitolo Quarto: Smirne; Capitolo Quinto: La posizione dell'Italia nell'estate 1919; Capitolo Sesto: Conia; Capitolo Settimo: Le Commissioni interalleate dell'autunno 1919; Capitolo Ottavo: Il Corpo di Spedizione italiano nel Mediterraneo orientale; Capitolo Nono: Le attività archeologiche, geografiche ed economiche italiane in Anatolia; Capitolo Decimo: Le uniformi del Corpo di Spedizione; Capitolo Undicesimo: Composizione organica e logistica
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BiblioLorenzoLodi | Jun 9, 2015 |
La conclusione della Grande Guerra aveva permesso di coronare il risorgimento con il raggiungimento, per l'Italia, dei suoi confini naturali. Ma, a cominciare dal Patto di Londra del 1915, anche altre concessioni, territoriali ed economiche, erano state promesse al nostro Paese a spese dell'Impero Ottomano.
Queste concessioni, insieme al Dodecaneso ed alla Libia acquisite nel1912, avrebbero dovuto conferire all'Italia una posizione privilegiata nel bacino del Mediterraneo Orientale, posizione che però, a guerra terminata, era, più o meno apertamente, contestata dagli altri vincitori, Francia, Gran Bretagna e, in primis, dalla Grecia che, intervenuta nel conflitto a fianco dell'Intesa in ritardo e con molte esitazioni, intendeva ora realizzare la "Grande Idea", la prospettiva panellenica di annettere tutte le coste orientali dell'Egeo.
Dopo aver partecipato, all'inizio del1919, all'occupazione di Costantinopoli, il nostro governo' inviò un contingente militare, appoggiato da una squadra navale, per procedere all'occupazione delle zone della penisola anatolica in precedenza assegnate all'Italia, cercando di prevenire le mosse di Atene.
Nei mesi immediatamente successivi la situazione interna della Turchia si andava però radicalmente modificando. Soppiantato il governo ottomano del sultano, le forze nazionaliste turche, sotto la guida di Mustafa Kemal - il futuro Kemal Ataturk - stavano
passando alla riscossa, opponendosi in primo luogo alla presenza greca in Anatolia.
Di conseguenza il nostro contingente, fino al suo ritiro su saggia, anche se tardiva, decisione di Roma, dovette fare i conti con una realtà completamente diversa da quella inizialmente ipotizzata e mantenersi in una delicata posizione di equilibrio mentre intorno divampava il conflitto che avrebbe messo fine alla presenza di popolazioni greche in Anatolia dopo oltre venticinque secoli.
Nonostante la sua forza limitata, la penuria di mezzi di comunicazìone, il terreno impervio e l'intricata situazione politica, che aveva radicalmer_1te modificato i suoi compiti, il nostro contingente, guidato da ufficiali che seppero sempre scegliere le soluzioni migliori, riuscì ad offrire una buona prova di efficienza, ottenendo anche il favore delle popolazioni locali grazie al comportamento umano e generoso dei nostri militari.
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BiblioLorenzoLodi | Mar 12, 2015 |
Alle ore 6 di mattina del 4 maggio 1912 un contingente di cinquanta finanzieri, agli ordini del tenente Domenico Tomaselli, sbarcò insieme ai militari delle altre armi e corpi presso Calitea, nell'isola ottomana di Rodi.
Era l'inizio della presenza italiana nelle Sporadi meridionali. Da semplice occupazione bellica, con gli anni, essa divenne un vero e proprio Possedimento, con norme fiscali e doganali sue proprie. In oltre trenta anni di governo italiano in Egeo, la Guardia di Finanza si contraddistinse sempre come segno tangibile d'ordine e di tutela del sistema socio-economico e dell'interesse collettivo.
Nonostante il numero esiguo e i molti compiti sussidiari affidati al Corpo nello scacchiere - in pace e in guerra - ufficiali, sottufficiali e guardie dimostrarono un esemplare spirito di servizio oltre che di sacrificio, soprattutto nei duri mesi seguenti l'armistizio dell'8 settembre, fino al definitivo rimpatrio, awenuto il 23 ottobre 1945.
Una storia militare finora mai raccontata, ma densa di episodi di caldo eroismo, oltre che di comune e silenzioso quotidiano senso del dovere.
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BiblioLorenzoLodi | Feb 4, 2015 |

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