Aurelio LepreReseñas
Autor de Mussolini
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Reseñas
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BiblioLorenzoLodi | Dec 18, 2014 | La responsabilità morale della strage delle Fosse Ardeatine ricade solo sui tedeschi? o anche sugli italianiı che approvarono la rappresaglia?
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BiblioLorenzoLodi | Aug 18, 2014 | Quali furono le cause che portarono, il 25 luglio 1943, all'arresto di Mussolini, l'8 settembre alla fuga di Vittorio Emanuele III e di Badoglio, e, quindi, alla costituzione della Repubblica Sociale Italiana? Che cosa accadde durante i venti lunghi mesi in cui l'Italia si trovò spaccata e sempre più dilaniata dalla guerra? Sulla base di una vasta documentazione inedita-lettere e telefonate intercettate dalla censura, rapporti di polizia e pagine di diario -, Aurelio Lepre ricostruisce in maniera brillante e, nello stesso tempo, rigorosamente scientifica, aspetti, storia e protagonisti della RSI. Nella sua analisi Lepre respinge l'immagine, disegnata dalla memorialistica fascista e accettata dalla storiografia antifascista, di un Mussolini prigioniero dei tedeschi e costretto a muoversi entro spazi ristretti. E mostra invece come Mussolini, anche in quei mesi, nonsia stato un semplice fantoccio degli occupanti, ma ancora un protagonista, al punto che la Repubblica Sociale Italiana può essere definita effettivamente la Repubblica di Mussolini. Lepre contesta inoltre il giudizio che gli uomini della RSI hanno dato di sé come di un'élite che aveva scelto la strada del rischio per un senso tragico del destino: Mussolini fu il primo a non crederci e la sua fuga da Milano verso la frontiera svizzera, con l'abbandono degli uomini che intendevano continuare a combattere, ne è una conferma. Al centro della sua ricostruzione c'è quella che De Felice ha definito la «zona grigia», composta da quanti, presi tra due fuochi, volevano solo che la guerra terminasse e si
schierarono infine con il vincitore, e che Lepre considera invece la base della «Resistenza disarmata», alla quale partecipò la maggioranza della popolazione dell'Italia settentrionale.ı Questo libro si inserisce a pieno titolo nel nuovo filone storiografico volto al superamento dell'ormai annosa polemica tra la vecchia storiografia resistenziale e il cosiddetto revisionismo, nel tentativo di consegnare finalmente gli anni tra il 1943 e il 1945 alla storia, sottraendoli alla contesa politica.
schierarono infine con il vincitore, e che Lepre considera invece la base della «Resistenza disarmata», alla quale partecipò la maggioranza della popolazione dell'Italia settentrionale.ı Questo libro si inserisce a pieno titolo nel nuovo filone storiografico volto al superamento dell'ormai annosa polemica tra la vecchia storiografia resistenziale e il cosiddetto revisionismo, nel tentativo di consegnare finalmente gli anni tra il 1943 e il 1945 alla storia, sottraendoli alla contesa politica.
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BiblioLorenzoLodi | Aug 13, 2014 | È riuscita, la storia del secolo appena concluso, in quell'impresa di «fare gli italiani» che, all'indomani dell'unità del Paese, si proponeva con tanta urgenza alle nuove classi dirigenti?
Come ha potuto, un popolo dalla debole identità nazionale come il nostro, superare le contraddizioni interne -regionaliste, ideologiche, economiche -e costruire una forte società democratica?
Tra i sogni eroici di Crispi e Mussolini, che intendevano creare gli Italiani (con la maiuscola) attraverso il «battesimo di sangue» della guerra, e la realtà di quegli italiani (con la minuscola) che con pazienza e fatica seppero dare al Paese strutture moderne e civili, forse nemmeno oggi si è ancora trovato un punto d'incontro.
Eppure spesso la storiografia, sia di destra che di sinistra, ha preferito ricostruire i fatti come avrebbe voluto che fossero stati, dimenticando lacerazioni e conflitti, inventando una memoria condivisa che in realtà non è mai esistita.
Da un diverso punto di vista, alieno da ogni retorica di parte, si colloca questa Storia degli italiani nel Novecento di Aurelio Lepre che, attraverso una documentazione spesso inedita, ripercorre l'itinerario dei cento anni che hanno dato all'Italia una storia comune.
Tanto semplice quanto significativa è la constatazione di partenza: tutto ciò che sembra più degno d'interesse -due guerre mondiali, il tentativo di costruire un impero coloniale è avvenuto nella prima metà del secolo, ma è finito in tragedia; mentre gli ultimi cinquant'anni di lavoro duro e pacifico, apparentemente più grigi, hanno consentito agli italiani di entrare nel cerchio delle maggiori potenze mondiali.
Non più coltivando il sogno epico della guerra o della rivoluzione, ma costruendo il benessere per tutti.
E oggi, forse, proprio la diffidenza per la retorica nazionale può facilitare la trasformazione degli italiani in cittadini europei. Perché nel nostro Paese la democrazia è ormai sufficientemente solida per salvaguardare anche quel sentimento di comune cittadinanza che è il senso più vero dell'idea di patria.
Come ha potuto, un popolo dalla debole identità nazionale come il nostro, superare le contraddizioni interne -regionaliste, ideologiche, economiche -e costruire una forte società democratica?
Tra i sogni eroici di Crispi e Mussolini, che intendevano creare gli Italiani (con la maiuscola) attraverso il «battesimo di sangue» della guerra, e la realtà di quegli italiani (con la minuscola) che con pazienza e fatica seppero dare al Paese strutture moderne e civili, forse nemmeno oggi si è ancora trovato un punto d'incontro.
Eppure spesso la storiografia, sia di destra che di sinistra, ha preferito ricostruire i fatti come avrebbe voluto che fossero stati, dimenticando lacerazioni e conflitti, inventando una memoria condivisa che in realtà non è mai esistita.
Da un diverso punto di vista, alieno da ogni retorica di parte, si colloca questa Storia degli italiani nel Novecento di Aurelio Lepre che, attraverso una documentazione spesso inedita, ripercorre l'itinerario dei cento anni che hanno dato all'Italia una storia comune.
Tanto semplice quanto significativa è la constatazione di partenza: tutto ciò che sembra più degno d'interesse -due guerre mondiali, il tentativo di costruire un impero coloniale è avvenuto nella prima metà del secolo, ma è finito in tragedia; mentre gli ultimi cinquant'anni di lavoro duro e pacifico, apparentemente più grigi, hanno consentito agli italiani di entrare nel cerchio delle maggiori potenze mondiali.
Non più coltivando il sogno epico della guerra o della rivoluzione, ma costruendo il benessere per tutti.
E oggi, forse, proprio la diffidenza per la retorica nazionale può facilitare la trasformazione degli italiani in cittadini europei. Perché nel nostro Paese la democrazia è ormai sufficientemente solida per salvaguardare anche quel sentimento di comune cittadinanza che è il senso più vero dell'idea di patria.
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BiblioLorenzoLodi | Sep 24, 2012 | Denunciada
ScarpaOderzo | Apr 25, 2020 | Enlaces
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diretto con la folla e anche con il paese: in questo rapporto, costruito dall'alto, cercava la legittimazione del suo potere.