Si deve fare un tuffo nel passato, nella Torino del 1951 fatta di operai e borghesi. Siamo nel secondo dopoguerra e tutto ha un colore diverso, la politica, i costumi, la sessualità, la condizione della donna nella famiglia. Storie di suore che si innamorano ce ne sono nella letteratura italiana. Ma per leggere una storia di suore che si innamorano di un grigio impiegato quarantenne si deve aspettare Giovanni Arpino. E' una bella storia che racconta l'irrequietezza di Antonino, mediocre ragioniere imprigionato da un lavoro che detesta ed una donna che frequenta senza amare, per abitudine. L'incontro con Serena gli apre un mondo di sentimenti ed emozioni. Forse vede in quella storia un futuro idealizzato che non a caso lo spaventa. Arpino descrive quello stato d'animo con grande penetrazione psicologica e sensibilità e ci lascia fino alla fine in questa incertezza, dopo aver messo a confronto la vita di una Torino già frenetica con la dura realtà contadina della provincia da cui Serena proveniva prima del noviziato. Un libro breve ma coinvolgente per scoprire un autore piemontese poco letto e conosciuto che tanto ricorda Cesare Pavese. ( )