Non poteva mancare nell’ambito di questo importante progetto editoriale di Repubblica un volume dedicato al lavoro di Robert Crumb, un’icona del decadentismo culturale statunitense, volutamente sempre oltre le mode, anzi in grado di anticiparle. Fritz il gatto, per esempio, è un modello culturale inverso, interpreta perfettamente tutti i vizi degli States, e proprio per la capacità di irriderli è diventato un personaggio notissimo in America. Finché proprio il padre, ossia Crumb, ha deciso di chiudere la storia, stanco del personaggio, uccidendolo, altro che le morti e resurrezioni di spider man. Ma anche Mr. Natural, santone post industriale che vive in un deserto, deride le mode americane, sempre alla ricerca di un cliché cui demandare la soluzione dei problemi sociali. Ma sono le ultime storie, quelle in cui Crumb cerca di raccontare se stesso ed i suoi disagi che danno maggiormente il valore di rottura del personaggio rispetto ai cliché e giustificano l’enorme popolarità dell’artista statunitense.

Recensione del 28 ottobre 2007
Il tratto è impegnativo, le storie pure. Come un’America viva, direi alla Springsteen. Crumb è un’icona del fumetto moderno, perché con la matita disegna il disagio, il sesso, quello che gronda sudore, il lavoro, i rapporti, la loro complessità. Fritz il gatto, eroe dei fumetti, alla fine muore. Ucciso con un punteruolo di giacchio proprio dal suo autore, insofferente al successo in tv ed al cinema della sua creatura. Crumb è qui. Un fumetto che nasce fumetto e deve morire fumetto. Senza nessuna contaminazione. Lo ricordo su Blue, Crumb, con donne grassocce, pronte a momenti di sesso forti, impegnati, con grandi stivali e mutandoni che coprono grasse gambe. Crumb è da leggere e, forse, da studiare. ( )