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Cargando... Le vie del latte: dalla Padania alla steppapor Piero Camporesi
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Google Books — Cargando... GénerosSistema Decimal Melvil (DDC)394.1Social sciences Customs, Etiquette, Folklore General Customs Eating, drinking, using drugsClasificación de la Biblioteca del CongresoValoraciónPromedio:
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recensione di Montanari, M., L'Indice 1994, n. 4
"Ogni liquido è acqua e ogni acqua è latte". E rieccoci immersi nella prosa suadente di Camporesi, in quello stile inconfondibile, ricco di immagini e suoni oltre che di sostanziose realtà, che ancora una volta ci trasporta nei segreti della cultura cibaria, là dove storia e antropologia mirabilmente s'intrecciano. "Dalla Padania alla steppa", reca in sottotitolo il volume: direzione inversa a quella che portò le culture nomadi delle steppe eurasiatiche a imporsi nelle tradizioni alimentari della nostra Padania. Ne esce una sorta di rivendicazione dei caratteri originali di una cultura, quella padana, che Camporesi sente minacciata dall'imperversare delle diete mediterranee e dal vero e proprio imperialismo esercitato oggi dalle tendenze al magro, all'esile, all'insapore e inodore, che egli avverte come minaccia incombente sul sistema di valori sedimentato nei secoli dalla cultura del latte, del formaggio, del burro, del grasso. La "linea lombarda", scrive Camporesi, ''oggi sembra in difficoltà, in difficoltà il sistema alimentare padano nel suo insieme", oppresso da quello "striminzito sole di pasta rosseggiante di pomodoro" che a poco a poco va a sostituire stufati e trippe, costolette e brasati, rane e tinche, burro e formaggi. Ma attenzione: non è una guerra del Nord contro il Sud quella che va predicando Camporesi (in tempi di leghismo, il messaggio sarebbe di dubbio gusto...). Il "Sud" che egli demonizza è il Sud 'falso' inventato dai mass media, dalle mode omologanti e dagli apostoli di una dieta "mediterranea" che ben pochi abitanti del Mediterraneo hanno storicamente praticato - e che, comunque, nessuno di loro ama: una storia fatta di fame e di stenti non va d'accordo con il piacere della leggerezza.
Tra i due saggi che, su questi temi, aprono e chiudono il volume ("La via lattea", "Mediterraneo e dieta padana") è incastonato un piccolo gioiello dove il miglior Camporesi storico della letteratura vien fuori a tutto tondo: "Il padano Petrarca" s'intitola, e ci dice dei rapporti non facili di Petrarca con la cultura del burro, della carne e dell'abbondanza alimentare, così come emergono dall'epistolario e dall'opera poetica. Soprattutto è geniale il parallelo tra 'ars dictandi' e 'ars coquinaria' in quel tardo medioevo che tanto amava l'agrodolce e i contrasti di sapori: "l'agrodolce rappresentava la versione culinaria, il troppo commestibile della figura ossimorica", e a Petrarca, che preferiva gusti semplici e non aveva mai apprezzato l'agrodolce, dovettero venire forti perplessità sugli azzardati ossimori di cui aveva infarcito i suoi versi, quando il 15 giugno 1368 assistette al passaggio interminabile di portate - difficili per il suo palato - servite alla corte dei Visconti per il matrimonio di Violante con Lionello Plantageneto. Questo immagina Camporesi, ed è una bella lezione su come, con le dovute cautele, anche i più nascosti dettagli psicologici possano introdursi nell'analisi storica e letteraria. ( )