I racconti di Bunin, scrittore russo dell’inizio del Novecento, premio Nobel per la letteratura, sono dolci, lo stile appare bucolico, ispirato ai ricordi di un mondo destinato a cambiare. Dal primo racconto lungo, “L’amore di Mitia”, si passa ai racconti brevi, in quest’edizione vengono proposte dieci prose, con una costante nello stile che accarezza, letteralmente, il lettore. La trama è debole, tranne che nel racconto “L’affare dell’alfiere Elaghin”, contano i particolari della quotidianità, le grandi storie, gli intrighi, le passioni non fanno parte della cifra stilistica dell’autore russo. La lettura non è, per quanto sinora detto, mai appassionante, ma come tutte le letture va contestualizzata sia sotto il profilo temporale che sotto quello geografico. Bunin è stato un autore russo che ha prodotto la sua opera in un’epoca storica particolare, a ridosso della rivoluzione bolscevica, di cui era oppositore, ma si stava in un limbo culturale tra il futuro dell’alba che sarebbe risorta e i fiumi di sangue della dittatura comunista. Rimane una lettura piacevole che senza questa bella raccolta della Medusa difficilmente mi sarei goduta. ( )