Una fantastica sorpresa questo volume di Winshluss, nome d’arte di Vincent Paronnaud. La rilettura delle sacre scritture in chiave ironica è lavoro difficile, semplice scadere nella banalità e nel dissacrante a basso costo. Invece, Winshluss indovina il ritmo, il tono e dalla prima all’ultima pagina non si fa che ridere. Dio è un omone con i suoi dubbi, i suoi difetti, che prima fa il mondo e poi lo schernisce. E Gesù è un uomo con la fissa per il culturismo, stratosferica la crocifissione per migliorare gli addominali. E poi l’amore, carnale, tra Dio e Maria, con San Giuseppe trattato da cornuto, e la rilettura di alcuni passaggi dell’antico testamento. In god we trust mi ricorda per certi profili il Vangelo secondo Gesù Cristo di Saramago, la differenza è che mentre nel primo l’autore portoghese schernisce le sacre scritture con l’arma della parola, Winshluss ha a sua disposizione lo strumento, potentissimo, dell’immagine. Il risultato è un albo dove dalla prima all’ultima pagina non si smette mai di ridere e alla fine una domanda sorge spontanea. Ma se l’artista francese avesse fatto lo stesso lavoro con il Corano, cosa sarebbe successo? E allora un punto a favore del nostro Dio, pure se mangia la maionese e fa uccidere il figlio ad Abramo per scherzo, e del nostro Gesù pompato in palestra. Perché la nostra libertà è figlia della loro cultura. ( )