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La vita accanto (2011)

por Mariapia Veladiano

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565465,861 (3.13)Ninguno
Rebecca's parents were born to very different families. One wealthy, one all but destitute, they were united only by their striking mutual beauty. But the sole child to bless their great romantic fairy tale is a daughter of startling ugliness. The shock of having given birth to such a monster leads the mother to withdraw both herself and her daughter from the world. Only by keeping her child indoors, away from strangers' eyes, can she protect her from their disgust. But against all odds, with a little help from some remarkable friends, Rebecca discovers a talent for music that proves that inner beauty can outshine any other. A Life Apart is an irresistible modern fable that will resonate with anyone who has ever felt that they don't belong.… (más)
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“La vita accanto” è una vita in un universo parallelo, una dimensione dell’anima in cui è l’ombra a prevalere sulla luce, un mondo non inclusivo. Vive in questo specchio che non riflette, sorta di vuoto siderale, Rebecca.
C’era una volta una bambina, tanto brutta, ma così brutta che il mondo non solo fingeva di non vederla, ma se proprio non poteva fare a meno di farlo la scansava, ci girava intorno guardando dall’altra parte. Sembra una terribile fiaba. Una narrazione impietosa per la piccola protagonista che poi diventa grande e trova nella musica un parziale riscatto, ma sarebbe meglio dire un rifugio, ai torti subiti. Crudele.
C’è, nel raccontare della Veladiano, un che di emotivo, quasi soprannaturale. Lo si percepisce nelle sfumature, nelle sensazioni della protagonista che, privata della naturale sfera affettiva umana, salvo pochissime eccezioni, manifesta un’amplificazione dei sensi, ciò che in fondo le consente di sopravvivere, di elaborarsi un mondo in cui trovarsi al suo posto. La costruzione è però eccessivamente favolistica. Anche nei personaggi che popolano la storia: la madre con l’esaurimento nervoso post parto, il padre e la virtuosa zia con la sindrome dei gemelli siamesi, la tata dalla lacrima facile, una fata turchina dai capelli bianchi e le dita magiche che finge la demenza per poi rivelarsi al mondo come l’oracolo di Delfi.
Per non peccare di presunzione, a tale eccesso si potrebbe pensare che l’autrice sia tutt’altro che ingenua e che, volutamente, renda tutti goffe comparse, perché non rubino la scena alla morale della mancata accettazione della diversità da parte della nostra società. Difficile, infatti, non essere solidali o sprecar una lacrimuccia per Rebecca, per la rassegnazione al disgusto degli altri, per il vuoto intorno, per l’inumana emarginazione. Resta il fatto che il lettore però fatica, fatica a immaginare tale bruttezza, e l’ordito fatalista si perde in una trama debole, a tratti inverosimile.
L’intenzione pare quella di mettere a nudo il provincialismo più abietto, infettato dal piacere dello scandalo e del pettegolezzo. Tutto però poi si smarrisce in una topografia urbana, quella di Vicenza, col piglio dello stradario che sottrae spazio vitale ad una storia già affetta dalla sindrome del romanzo breve: lo si legge in un weekend, per il numero di battute però!
Qualche colpo di coda ci soccorre nel finale, ma è talmente repentino che i quadri temporali si mescolano come nel gioco delle tre carte. Quasi si piegano a curvare spazio e tempo e la protagonista guadagna o perde anni e taglie ad una velocità incompatibile con ogni teoria evoluzionista.
Intendiamoci, il libro non è come Rebecca. Riesce comunque a saturare l’aria di un certo dolore, di una empatica vicinanza alla sindrome del brutto anatroccolo costretto a diventare un cigno bianco in una società dove la moda lo vorrebbe nero, in una comunità della forma e non più della sostanza.
Premio Calvino 2010 e cinquina Premio Strega 2011: questo è il bello dei libri. Per ogni lettore è un film differente. Può piacere o meno, ma qualcosa resta comunque.

Pubblicato su: https://www.territoridicarta.com/blog/la-vita-accanto-di-mariapia-veladiano-la-s...
https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/ ( )
  Sagitta61 | Apr 27, 2023 |
A Life Apart is the story of en extremely ugly girl living in a small and superstitious Italian village. Rebecca is kept secluded from the outside world, living in a villa with her depressed and uncommunicative mother, who has hardly spoken since her birth.

Rebecca is a gifted pianist but has to overcome prejudices in order to gain admission into the Conservatory to study. At every turn, her ugliness is held against her, and she knows that she will never be allowed to perform in public.

In her isolation, Rebecca forms a bond with the old Signora, who also lives as a recluse, and seems to know more than most about the nature of the malady suffered by Rebecca's mother. Rebecca seeks to get closer to her to learn more about her mother's fate.

Apparently based on a real person, the character of Rebecca is interesting if a little cliched. Not a lot happens in the book, and Veladiano prefers to allude to major plot developments rather then describe them directly, leaving the heavy lifting to her characters, who are neither very original, nor all that interesting. The book feels a bit hollow, in the sense that there is no character to embody Rebecca's adversity, and lacks complexity of either character or plot.

( )
  gjky | Apr 9, 2023 |
La trama e le recensioni di La vita accanto, romanzo di Mariapia Veladiano edito da Einaudi. Rebecca è nata irreparabilmente brutta. Sua madre dopo il parto non l'ha mai presa in braccio e si è sigillata in se stessa. Suo padre ha lasciato che accadesse. A prendersi cura di lei, la bella e impetuosa zia Erminia, il cui affetto nasconde però qualcosa di tremendo. E la tata Maddalena, saggia e piangente, che la ama con la forza di un bisogno. Ma Rebecca ha mani perfette e talento per il pianoforte. L'incontro con la «vecchia signora» De Lellis, celebre musicista da anni isolata in casa, offre a Rebecca uno sguardo nuovo sulla storia di dolore che segna la sua famiglia, ma anche la grazia di una vita possibile.
  kikka62 | Mar 19, 2020 |
Se un libro, di sole centosessanta pagina, inizia come un racconto gotico e finisce dalle parti di ‘Signore e signori’ c’è qualcosa che non funziona. Così si rimane male per lo spreco dell’accurata costruzione di quella atmosfera opprimente che percorre i primi capitoli, quando la nascita di Rebecca, una bimba di rara bruttezza, sconvolge i delicati equilibri di una bella e apparentemente solida coppia borghese: le psicologie sono disegnate con mano delicata e le aspettative del lettore vengono coltivate con perizia. Mentre Rebecca cresce scoprendo la durezza della sua condizione ma anche che il futuro è – alla lettera – nelle sue mani (specie a contatto con la tastiera di un pianoforte), la storia vira verso il dramma familiare e il calo di tensione è evidente anche se la qualità della scrittura non viene mai meno. Sono i personaggi ad essere irrisolti, a partire dall’incomprensibile zia Erminia per finire con l’ectoplasmatico padre (ma forse questo può essere spiegato dal fatto che, fra queste pagine, gli uomini hanno un ruolo molto marginale): nel finale, i garbugli di famiglia vengono dipanati quasi ci trovassimo in un giallo mettendo in fila una bella dose di scelleratezze che rispuntano dal tappeto sotto al quale erano state cacciate in gran fretta. Diventa così (troppo) esplicita la denuncia dell’ipocrisia in una piccola città di provincia – nello specifico, Vicenza – che è anche all’origine degli episodi riguardanti le conseguenze dell’agguato scolastico alla protagonista e dello scavo sul fondale del fiume Retrone. Le sovrapposizioni e le deviazioni delle linee di attenzione finiscono per caricarsi sulle spalle del personaggio principale che, per quanto caratterizzato con bravura e affetto, non ha la forza per reggere il tutto: per fortuna che tra Maddalena, piagnucolosa governante che supplisce al ruolo di madre alla piccola, e la signora De Lellis, un po’ piovuta dal cielo, arriva nella sua vita la dinamica Lucilla, forse la migliore figura del romanzo con la sua abitudine a sillabare le parole per sottolinearne l’importanza. Le pagine più efficaci si rivelano allora quelle in cui Rebecca è da sola con le proprie inadeguatezze e le proprie paure, conscia del bisogno di imparare a superarle per poter avere una vita pressappoco normale: la parte migliore, oltre a quella iniziale, di un romanzo che regala una lettura veloce e piacevole ma che si rivela al disotto delle aspettative che mi ero creato leggendone qua e là. ( )
  catcarlo | Oct 8, 2014 |
Un roman qui traite d'un sujet difficile et rare : la laideur d'une petite fille, dans une famille où tout est beau, réussi, dont les parents font partie de la haute bourgeoisie belle et élégante, cultivée aussi, et où pourtant la petite Rebecca - prénom qui signifie "jeune et belle" en hébreu - trouvera difficilement sa place car on aura honte de la montrer. L'apparence avant tout... Mais cette fillette est douée, très douée même au piano. Grâce à sa tante Erminia fort caractère qui tient tête à son frère et à sa belle-soeur, les parents de l'enfant, elle va apprendre à jouer au piano et va petit à petit devenir très douée, ce qui va lui ouvrir les portes de la vie et de l'amitié. ( )
  fiestalire | Feb 22, 2014 |
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Referencias a esta obra en fuentes externas.

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Rebecca's parents were born to very different families. One wealthy, one all but destitute, they were united only by their striking mutual beauty. But the sole child to bless their great romantic fairy tale is a daughter of startling ugliness. The shock of having given birth to such a monster leads the mother to withdraw both herself and her daughter from the world. Only by keeping her child indoors, away from strangers' eyes, can she protect her from their disgust. But against all odds, with a little help from some remarkable friends, Rebecca discovers a talent for music that proves that inner beauty can outshine any other. A Life Apart is an irresistible modern fable that will resonate with anyone who has ever felt that they don't belong.

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