Non è affatto vero che nel mondo moderno la morale sia scomparsa, forse è diventata ancor più tirannica. Questa è la risposta di Alberoni alle chiacchiere sul permissivismo, sulla morale liberata, sul bene e sul male superati e smitizzati. Anzi, non siamo mai stati così severi nel rimproverarci la nostra aggressività, così intransigenti nel condannare ogni forma di disuguaglianza, o di privilegio. Abbiamo cancellato alcuni divieti, sopratutto sessuali, ma per sostituirli con altri non meno vincolanti.La differenza più importante tra il mondo moderno e quello tradizionale è invece un'altra. Oggi tutti - individui e collettività - sono trascinati dal dinamismo scientifico-tecnico-economico a cercare sempre nuove cose. Ogni scoperta, ogni nuova risorsa tecnica, fa desiderare qualcosa d'altro, in una progressione senza fine. Perciò non esistono più fini ultimi, e abbiamo tutti l'impressione di vagare senza meta. I fini ultimi, dice Alberoni, ritornano solo per effetto di catastrofe, cioè quando perdiamo ciò che amiamo, o quando la nostra società attraversa una crisi: allora riscopriamo che cosa è veramente essenziale. E lo riscopriamo anche nei movimenti, negli "innamoramenti", quando intravvediamo un altro modo di vivere perfetto e felice. Nell'incessante flusso di cose a cui non sappiamo rinunciare pur non attribuendogli valore, si crea solo in queste occasioni una rottura, e drammaticamente ci troviamo faccia a faccia con la nostra realtà.