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Ce récit à forte saveur autobiographique couvre les derniers mois de l'occupation allemande en France et la détention de Céline au Danemark. Volcanique, éructant, funèbre. Gouaille et plaintes. Publié en 1952. Une oeuvre peut-être moins marquante que ##Nord## ou ##D'un château l'autre##. Préface, p. 7-16.
Céline eating shit, squirming like a worm in a frying pan, raving like a lunatic. He pleads, he snivels, he begs, he yells, he wants to makes us see that he, HE, has suffered, just like, EXACTLY like the victims of German lagers--he's lost 45 kilos, ladies and gentlemen!--45 kilos!--he has pellagra! pellagra!--he is being tortured and crucified! the mutilated invalid of the Great War! the "traitor"! What, he asks, has he betrayed? He asks sincerely. He never saw any difference between himself and the others, except that they were on the winning side. He imagines nostalgic scenarios in which he too had picked the (eventually) winning side, like a drunk winning a lottery in his head. The entire war boils down for this monstrous egoist to a personal kick in the pants.
The great hater loved his own ass well enough to bother running away from France, first to the crumbling Naziland, then north, ever farther north, till he hit the safety of a Danish prison (the Danes refused to extradite him to France...) But how could even someone like Laval engage this idiot to be his personal doctor? How desperate they must have been, how perfectly deliciously sweatingly clawingly desperate. Oh yes, quick death was too good for the likes of him. I'm glad the turd lived to hurt as long as he did. ( )
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Il ragazzo oserebbe mica farmi fuori, lì di punto in bianco! d'un botto e plaff! Forse un piccolo revolver?… Si tasta la saccoccia… Ci credo neanche… Ha l'aria subdola ma mica folle… Bisogna essere pazzi per uccidere un uomo di fronte, bruciapelo… Qua richiede un certo delirio… lui ha no il delirio… Lo vedrei… Se fossero venuti in tre o quattro avrebbero il delirio… Da solo, è stronzo, e basta… stronzo!…
È no da ieri che ci si conosce, voglio dire Clémence e me… qui fa trentadue anni, faccio il conto… trentadue anni questo porta al rispetto… Un immobile che ha trentadue anni è un bel pezzo! I cagatoi perdono, l'ascensore monta più, la portinaia è svaccatamente nonna…
Il Destino è un peggio in girotondo, scivoloso!
Oh, certamente dopo il '14, tocca confessare tocca convenire gli uomini della mia classe, si è soprannumero!… c'è un'arroganza di non essere morti… ma di sicuro che è equivoco!…
E poi Bébert, altro innocente, il mio gatto… Voi direte un gatto è una pelle! Manco per niente! Un gatto è lo stregamento stesso, il tatto in onde… è tutto il «brr», «brr» di parole… Bébert in «brr» parlava, di sicuro. Ti rispondeva alle domande… Adesso fa «brr» «brr» tutto da solo… risponde più alle domande… monologa su se stesso… come me… è abbrutito come me…
C'è tanti di quei rotti in culo per il mondo che trionfano, insediano, ingombrano la Gloria, le scene, il Dizionario, i bidè di ministri, e anche le Prigioni! che almeno uno sia adulato giusto! Zenit tutto suo!
Oh, per gli idiomi stranieri, è l'intonazione che conta!… l'uomo a un momento della miseria se ne fotte di capire… tutto ci arriva al cuore, dritto! natura!… ingiurie, menzogne, gentilezze… il senso animale… il filo delle parole cade…
È le stelle che tengono sù il cielo, tutto solo cadrebbe!… vuole dei chiodi dappertutto!
Voi dite: puoi avere un'auto! No! L'auto è ventricagosa, mezzo carro funebre per fiappi! Funebrerò mai! L'«Imponder»! la mia bici! è tutto! Il malato telefona? io volo! i riflessi! i polpacci! polmoni di ferro! Mi curo curando gli altri! in una visita due piccioni! ciclo panacea! soffro di quei reumatismi! senza nome! vi racconterò neanche! i gomiti, le caviglie come in tronchetti! come per cavarmi fuori delle confessioni… un boia porco fanatico che mi spezzasse le tenaglie sui ginocchi!… Oh, ma con lo sport! spinta! All'aria viva riacquisto i miei trent'anni! e con l'entusiasmo caritatevole!
Lei ha fatto delle prodezze per me di dedizione, di devozione, io valevo niente! per venire a portarmi qui nel fondo della bolgia, un dolcetto, uno spicchio di arancia, quel che non ha rischiato! È la vita un succo d'arancia quando pesi solo più trenta chili!…
Quando mi ci darò un taglio vi dirò: è pensando agli animali, no agli uomini! a «Testa-di-Cavolfiore», a «Nana», a «Sarah» la mia gatta che se n'è andata una sera che non si è mai rivista, ai cavalli della fattoria, agli animali amici che hanno sofferto mille volte come degli uomini! conigli, gufi, merli! passato tanti inverni con noi! in capo al mondo!… la morte mi sarà dolce… avrò dato il mio cuore a tutti… sarò sbarazzato dalle vostre persone, dai vostri affetti, dalle vostre menzogne!… Sarò sbarazzato da Tata Estrême! da Clémence! dal brutale Toto!… Danzeranno più nei miei muri! Maiale si schiaccerà più la testa… Non voglio che la morte mi venga dagli uomini, mentono troppo! mi darebbero mai l'Infinito!
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Blurbistas
Idioma original
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