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WINNER OF THE NOBEL PRIZE(R) IN LITERATURE 2013 In the thirteen stories in her remarkable second collection, Alice Munro demonstrates the precise observation, straightforward prose style, and masterful technique that led no less a critic than John Updike to compare her to Chekhov. The sisters, mothers and daughters, aunts, grandmothers, and friends in these stories shimmer with hope and love, anger and reconciliation, as they contend with their histories and their present, and what they can see of the future.… (más)
Una espléndida colección de cuentos inéditos de la premio Nobel de Literatura. Historias perfectamente ejecutadas y entretejidas no solamente por el hecho de haber transcurrido en el pasado, sino también, como señala el título que las une, por lo que no se cuenta.
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Il problema, l'unico problema, resta mia madre. Ed è ovviamente lei quella che cerco di afferrare; è per raggiungere lei che è stato intrapreso l'intero viaggio. A quale scopo? Per delimitarla, descriverla, illuminarla, celebrarla, per liberarmene;
… quello che disapprovava nella generazione attuale, ammesso che questo fosse il punto, era che non si potesse fare niente senza esibizionismi. Perché si doveva sempre berciare su ogni cosa, si chiedeva. Non si era più capaci di piantare una carota senza congratularsi dell'impresa.
Ha smesso di mangiare carne, ovviamente, si nutre di cereali integrali e ortaggi in foglia. Una volta è entrato in cucina mentre tagliavo delle barbabietole – le barbabietole sono proibite, in quanto radici – e mi fa: «Spero tu sappia che stai commettendo un omicidio». «Non lo sapevo, – gli ho risposto, – ma hai sessanta secondi di tempo per sparire se non vuoi che lo commetta sul serio».
Ogni giorno al ritorno dalle lezioni passo davanti alla cassetta della posta e a essere sincera provo una specie di piacere, un'assenza di aspettative. Per due anni quella scatola di latta è stata l'oggetto al centro della mia esistenza e adesso constatarne il ritorno alla neutralità, vederla promettere e negare cosette di poco conto, ecco, è come accorgersi che un dolore è finito.
"Ci siamo", pensò Dorothy; aveva scordato quanto fosse tetra la visione del mondo di Jeanette e come la irritasse, istigandola a prendere la difesa di cose che non conosceva per niente e che non riteneva affar suo difendere.
«Non dai l'impressione di pensare a cose belle, – le aveva ripetuto Viola a più riprese. – Pensare alle cose belle mantiene giovani». «Ah sì? – disse Dorothy. – Beh, io giovane lo sono già stata».
June disse che aveva elaborato quell'aspetto completamente. «Sono anni, ormai, durante la Gestalt. Sì, proprio in terapia. Ho rielaborato tutto e ho risolto». “Io non ho rielaborato un bel niente”, pensò Eileen. E ancora: “Non sono convinta che le cose succedano solo per essere rielaborate”. La gente muore. Si soffre, si muore. La loro madre era morta di una banale polmonite, dopo tutte quelle mattane. Malattie e incidenti. Erano cose da rispettare, più che da spiegare. Le parole dovrebbero vergognarsi. Dovrebbero sgretolarsi dalla vergogna.
Últimas palabras
Aviso de desambiguación
Editores de la editorial
Blurbistas
Idioma original
DDC/MDS Canónico
LCC canónico
▾Referencias
Referencias a esta obra en fuentes externas.
Wikipedia en inglés
Ninguno
▾Descripciones del libro
WINNER OF THE NOBEL PRIZE(R) IN LITERATURE 2013 In the thirteen stories in her remarkable second collection, Alice Munro demonstrates the precise observation, straightforward prose style, and masterful technique that led no less a critic than John Updike to compare her to Chekhov. The sisters, mothers and daughters, aunts, grandmothers, and friends in these stories shimmer with hope and love, anger and reconciliation, as they contend with their histories and their present, and what they can see of the future.