Che la famiglia, specie mononucleare, sia il grande malato del nostro tempo è fuori di dubbio. In questo strano libro l'elemento disfunzionale, anche se non sembra minimamente rendersene contro, è la moglie e madre nonché voce narrante. La 'cara signora Sweet', nomen omen, pur prigioniera di un difficile e doloroso passato, sparge melassa ovunque e attizza l'odio di chi le sta vicino (marito e figli). Vive come trasognata tra i suoi fiori, le sue ricette francesi, i suoi lavori a maglia e la sua stanza di scrittrice (autobiografia?) mescolando e sovrapponendo passato e presente, adesso e allora, totalmente impermeabile al principio di realtà. Un personaggio irritante, non solo per il povero signor Sweet, che alla fine taglia la corda con un'altra, non senza averle detto con pochi giri di parole che cosa pensa di lei (chi può dargli torto?), ma anche per il lettore e pure per la lettrice che di suo sarebbe, quasi pregiudizialmente, dalla parte delle donne. Ma della 'cara signora Sweet' e delle sue pose stucchevoli, e al tempo stesso pretenziose, si arriva a non poterne più nonostante la scrittura originale e un certo, non meno originale, retrogusto caraibico. ( )