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Cargando... L'isola dei Liombruni (Lain)por Giovanni De Feo
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Un romanzo onirico, in cui i bambini che non vogliono diventare adulti si chiudono e si schiudono all’adolescenza e poi all’età adulta. Un sogno di una notte, ma che dura una vita, in cui i bambini (anche se in realtà parliamo di quindicenni) restano tali e si privano dell’esistenza degli adulti organizzandosi in una società che pare scimmiottare inevitabilmente quella degli adulti.
Fin dalla Notte parole come “madre”, “padre” e “fratello” sono proibite. […] E quanta vergogna c’è nell’idea di aver avuto, un tempo, una famiglia!
Protagonista sembra essere Zenzero, giovane “bimbo sperduto” che crea questa “Isola che non c’è” dai toni cupi e crudeli e che segue l’ideale di un mondo senza adulti – rinnegando di fatto il concetto di “crescita” – fino al punto di perdercisi. Ed ecco che il vero protagonista del romanzo ci viene presentato, di soppiatto e con maestria: la “crescita”, la cosiddetta età di mezzo. Quella che confonde, stordisce e lacera l’anima di un bambino che si sente abbastanza adulto da volerlo essere, ma mai abbastanza maturo da poterlo essere; un bambino che sprofondando nella confusione è portato a nascondersi nel sogno, nel rifiuto e, allo stesso tempo, come ci mostra De Feo, nel tentativo grottesco ma testardo di voler emulare comportamenti e stereotipi adulti (che ritroveremo fin dalle prime pagine del romanzo).
Nell’isola, Zenzero e gli altri ragazzi sono rimasti soli. Infatti, dopo una notte di sanguinosa guerriglia, sono riusciti a bandire gli Alti (gli adulti); uccidendo poi a vista ogni volta che uno di essi riappare. È con questa “caccia all’adulto” che il sognatore principale sembra voler rinnegare la sua stessa crescita, esorcizzando il suo terrore con questo spietato bagno di sangue ai danni degli adulti.
La vita è semplice, dedita completamente al gioco e allo spasso, fedele alla regola del “cogli l’attimo”. Tutto sembra perfetto e libero in questa eterna primavera, almeno fino a quando Zenzero non comincia a ricordare qualcosa del passato, prima della Notte di sangue, e comincia inevitabilmente a farsi delle domande. Domande che lo porteranno, pian piano, a scoprire la “verità” più grande e sconvolgente. Una verità che finalmente svelerà l’intento dell’autore, aprendo al lettore le porte della comprensione vera e profonda del messaggio che De Feo ha cercato di incastonare in questo romanzo.
Tutto il romanzo si articola in ore, tant’è che, tirando le somme, l’intero libro non fa altro che narrare una vicenda che si snoda in due giorni brevi e fugaci ma assolutamente intensi e sconvolgenti per il giovane Zenzero.
Un processo di crescita, quello dei personaggi, che come nella realtà ettraversa moltissime fasi contraddittorie e opposte, come quelle di confusione, rabbia, ribellione, dolore, incertezza e di un'aggressività che sfocerà nell’eliminazione degli adulti nella Notte della Carnara e dalla quale avrà inizio tutta l’avventura dei nostri protagonisti. Questo processo di crescita, in realtà, i ragazzi lo possono "bloccare" in un breve attimo, rappresentato dalla loro unica estate sull'isola, prima di diventare gli Scalzi, eterni ragazzi e incarnazioni di alcuni aspetti dell'isola stessa (mare, stelle, ombre...), oppure possono decidere di svegliarsi e diventare adulti. Se però si svegliaranno, questi ragazzi cresceranno per soli 20 anni prima di cadere nuovamente nel sogno, questa volta come Alti e venire quindi cacciati dai giovani ragazzi dell'isola. Il romanzo pesenta dunque un dilemma: vivere l'attimo della giovinezza oppure arrendersi all'essere adulti?
Lo stile dell’autore è veramente magnifico. Evocativo, onirico ed in grado di regalarci un’ambientazione – l’isola – assolutamente “illuminata” dalle sue descrizioni. Ci permette di vedere, letteralmente, con gli occhi di Zenzero e gli altri personaggi secondari – di cui Smiccio è la miglior espressione in assoluto! -, i colori sgargianti di questo piccolo e chiuso universo estivo. Le parlate dei giovani ricalcano a grandi linee i principali dialetti italiani, perfettamente resi dall’autore, e che non fanno altro che impreziosire questa bella espressione di fantasy nostrano.
Un romanzo fantasy elegante, evocativo, dalle tinte horror e dai tratti psicologici che, sprofondando nella psiche dei giovani adolescenti di De Feo, non appesantiscono mai la lettura, ma che, dopo un primo impatto un po’ frastornante, riescono ad amalgamarsi perfettamente in un mondo fantastico e carico di significati nascosti, pronti per essere “colti” da un lettore più attento. Sicuramente non è un romanzo semplice questo “L’isola dei Liombruni” di De Feo; è un romanzo che va gustato, analizzato e approfondito con calma fra un colpo di scena e l’altro.
Una bellissima metafora che sembra raccontare il travagliato viaggio di Zenzero nel frastornate mondo dell’adolescenza fino all’età adulta, rappresentata dal brusco quanto lacerante risveglio dopo appena una notte di sonno; brevissima ma intensa come solo quell’età può essere. ( )