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El señor ratón

por Georges Simenon

Series: Non-Maigret (30)

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723369,132 (3.25)5
Un romanzo che ha i toni di una commedia poliziesca, magistralmente orchestrata da Simenon su un tempo di allegretto.Raramente Simenon ha creato un intreccio così ricco e frizzante come in questo romanzo, che è stato definito «un Maigret senza Maigret», e in cui ritroviamo, in compenso, alcuni dei suoi celebri «comprimari»: Lucas, qui promosso commissario, e il perennemente scalognato ispettore Lognon. Sullo sfondo dei quartieri più chic di Parigi, tra i caffè degli Champs-Élysées e gli alberghi di lusso intorno all'Opéra, lo scrittore si diverte a mescolare con spettacolosa abilità la scomparsa di un cadavere, una banda di gangster, una «pupa» che è uno schianto, un faccendiere ungherese, l'alta finanza, l'alta società, la Polizia giudiziaria e un rapimento da film americano. Ma, soprattutto, dà vita a uno dei suoi personaggi più accattivanti: Ugo Mosselbach, detto il Sorcio, un anziano barbone di origine alsaziana (in passato organista e insegnante di solfeggio), il quale, tutt'altro che mortificato dalla sua condizione, è una sorta di guitto beffardo, che Simenon descrive così: «un ometto magro, con due occhi eccezionalmente vivaci e maliziosi, una peluria rossiccia che tendeva al bianco sporco e un modo personalissimo di portare stracci troppo grandi per lui con una dignità che rasentava l'eleganza». La sera in cui trova un portafogli gonfio di dollari, il Sorcio architetta un piano infallibile, che dovrebbe permettergli di comprarsi la vecchia canonica di Bischwiller-sur-Moder dove sogna di finire i suoi giorni. C'è purtroppo un piccolo dettaglio, che complicherà parecchio le cose: il portafogli era accanto a un cadavere. Sarà la curiosità (ma anche la voglia di sfidare l'ispettore Lognon!) a spingerlo a condurre una sua indagine parallela, che lo catapulterà in una sequela di guai.… (más)
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Un giallo del giovane Simenon che precede Maigret, ma presenta alcuni personaggi che saranno poi presenti nella famosa serie. Piacevole lettura con le solite avvolgenti atmmosfere parigine. ( )
  gianoulinetti | Dec 10, 2017 |
Il Sorcio venne pubblicato nel 1937 dopo che Simenon aveva mandato in pensione Maigret per un periodo di sette anni. E’ stato definito un Maigret senza Maigret. Sembra evidente che Simenon, dopo essersi liberato di un personaggio che aveva finito per essere troppo ingombrante, non aveva resistito ed era tornato al vecchio amore, a quell’ambiente giudiziario e a quel contesto borghese che aveva portato una vera rivoluzione nel giro letterario del giallo, fino ad allora dominato dal giallo anglosassone, dove i delitti venivano perpetrati nelle grandi e nobili dimore della aristocrazia.
Il Sorcio è un clochard e viene così descritto:“un ometto magro, con due occhi eccezionalmente vivaci e maliziosi, una peluria rossiccia che tendeva al bianco sporco e un modo personalissimo di portare stracci troppo grandi per lui con una dignità che rasentava l’eleganza. Il suo vero nome è Ugo Mosselbach. Ha 68 anni, nato a Bischwiller-sur-Moder, in Alsazia.”
Il lettore incontra qui due vecchie conoscenze che lavoravano con Maigret: l’ispettore Lognon, detto Il lamentoso e l’ispettore Lucas, che qui è stato promosso commissario.
Lucas è il braccio destro di Maigret, più giovane di lui, lo imita fumando la pipa. Lognon, invece, non fa parte della squadra di Maigret, ma è un ispettore di quartiere. Sta a cuore a Maigret, anche se il commissario non ne condivide il metodo di indagine e una spiccata tendenza al vittimismo. Come in Maigret, l’attenzione è più rivolta agli aspetti psicologici di questa umanità che ruota intorno al delitto che non al delitto stesso, che alla fine viene quasi assolto, non trovando nessun indizio certo di colpevolezza. Un’altra caratteristica di questo romanzo, comune agli altri della stessa serie, è che ognuno alla fine resta quello che è: si può sognare per un momento di potersi comprare una canonica (il Sorcio), di fare carriera e di potersi permettere una casa più bella e più grande (Lognon), di avere una vita rispettabile (Lucile), di diventare ricchi, raggirando il prossimo (Dora), ma alla fine non si può che tornare alla realtà, desiderandola persino, perché è la sola a cui si appartiene. E Lucile Boisvin, che viene liquidata con una somma consistente con la quale potrebbe avviare un suo negozio, preferisce continuare a fare cappellini in casa per le servette del quartiere.
C’è molta simpatia per questa umanità così semplice alla quale alla fine si perdona quasi tutto. ( )
1 vota CristinaGandolfi | Oct 8, 2017 |
This is going to sound really silly, but I must admit to being somewhat disappointed that the title character is NOT actually a mouse, as he is portrayed on the cover. Just a nickname. Sometimes I can be rather too literal for my own good.

M. La Souris (aka "The Mouse" en anglais) is a tramp in Paris who comes across a dead body and a wallet full of money, then eventually becomes embroiled in the ensuing criminal investigation. It's a promising plot to be sure, and I enjoyed it in pockets, but I felt the ending was rather rushed and the murder didn't really seem to have much of a point. I mean obviously the people who murdered the guy didn't want to be discovered, but they didn't seem to have murdered him for a particularly good reason. I may have to read this again in English to see how much I missed.

The fact that I read this in my second language makes me wonder how much of my rating can honestly be chalked up to the story and how much to the fact that I was mentally back-translating, or at the very least writing down words to look up later, and therefore not as involved in the story as I would be normally be. I did find that I enjoyed the story more when I was reading on the bus and had no room to write down unfamiliar words or go off to look them up. And that is why I have chosen not to assign a rating.

This book has by no means dampened my enthusiasm for Simenon in his original language; on the contrary, I plan to read more. And perhaps this one again in future, now that I know the rough outlines.
  rabbitprincess | Mar 18, 2012 |
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Un romanzo che ha i toni di una commedia poliziesca, magistralmente orchestrata da Simenon su un tempo di allegretto.Raramente Simenon ha creato un intreccio così ricco e frizzante come in questo romanzo, che è stato definito «un Maigret senza Maigret», e in cui ritroviamo, in compenso, alcuni dei suoi celebri «comprimari»: Lucas, qui promosso commissario, e il perennemente scalognato ispettore Lognon. Sullo sfondo dei quartieri più chic di Parigi, tra i caffè degli Champs-Élysées e gli alberghi di lusso intorno all'Opéra, lo scrittore si diverte a mescolare con spettacolosa abilità la scomparsa di un cadavere, una banda di gangster, una «pupa» che è uno schianto, un faccendiere ungherese, l'alta finanza, l'alta società, la Polizia giudiziaria e un rapimento da film americano. Ma, soprattutto, dà vita a uno dei suoi personaggi più accattivanti: Ugo Mosselbach, detto il Sorcio, un anziano barbone di origine alsaziana (in passato organista e insegnante di solfeggio), il quale, tutt'altro che mortificato dalla sua condizione, è una sorta di guitto beffardo, che Simenon descrive così: «un ometto magro, con due occhi eccezionalmente vivaci e maliziosi, una peluria rossiccia che tendeva al bianco sporco e un modo personalissimo di portare stracci troppo grandi per lui con una dignità che rasentava l'eleganza». La sera in cui trova un portafogli gonfio di dollari, il Sorcio architetta un piano infallibile, che dovrebbe permettergli di comprarsi la vecchia canonica di Bischwiller-sur-Moder dove sogna di finire i suoi giorni. C'è purtroppo un piccolo dettaglio, che complicherà parecchio le cose: il portafogli era accanto a un cadavere. Sarà la curiosità (ma anche la voglia di sfidare l'ispettore Lognon!) a spingerlo a condurre una sua indagine parallela, che lo catapulterà in una sequela di guai.

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