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Marco e Mattio (1992)

por Sebastiano Vassalli

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Dalla valle di Zoldo, tra le Dolomiti bellunesi, inizia il viaggio di Mattio Lovat, figlio dello "scarpér" del paese, un viaggio verso la follia in un'Italia a cavallo tra la fine del Settecento e gli inizi dell'Ottocento, sullo sfondo di eventi epocali come il crollo della Serenissima e le invasioni napoleoniche. Mattio, considerato uno dei primi casi clinici della psichiatria moderna, fu in realtà una delle tante vittime della miseria che si ammalavano di pellagra. La sua straordinaria vicenda l'ha condotto fino al manicomio dell'isola di San Servolo, a Venezia, ma prima di condannarsi alla fine, Mattio incrocia la sua vita con quella di Marco: misterioso personaggio in continua mutazione, ora ebreo errante, ora incarnazione del demonio, Marco diventa presto compagno e antagonista di una mente ossessionata, colui che insegna a Mattio "a guardare il cielo stellato". Una storia affascinante, che unisce fantasia e realtà, ripercorrendo una vicenda piena di ombre insieme a un personaggio eroico e pazzo, in cui si confondono malvagità e candore.
  kikka62 | Mar 18, 2020 |
Come già ne ‘La chimera’, Vassalli utilizza la vicenda di una persona (molto) a margine della storia per raccontare un’epoca. Questa volta tocca a Mattio Lovat, ciabattino della valle di Zoldo destinato a concludere la sua breve e sofferta vita sull’isola di San Servolo a Venezia non perché fosse matto, ma, con ogni probabilità, perché afflitto da una demenza causata dalla pellagra. Suo contraltare è Marco che oppone una sorta di personificazione del male eterno al desiderio di redimere l’umanità di Mattio: peccato che, nel complesso, il suo personaggio risulti sottoutilizzato dato che, dopo un esordio da protagonista che culmina in un momento di inattesa violenza, scompare rapidamente dai radar per riapparire in modo sporadico e, in fondo, poco significativo. Il vero protagonista del libro sembra essere, al tirar delle somme, l’ultimo quarto del Settecento che, con le sue profonde trasformazioni, segna una sorta di cesura fra una società e un’altra: dall’immobilismo dell’età moderna sotto al dominio patrizio della Repubblica Veneta e a quello forse ancor più assoluto del potere religioso alle novità portate dall’arrivo dell’età contemporanea all’inizio dell’Ottocento. In tutto questo, alla povera gente toccano soprattutto tanta miseria e tanta fame per colpa degli sconquassi meteorologici che si sommano al crollo della vecchia economia e al passare degli eserciti stranieri che finiscono per reprimere nel sangue qualsiasi sussulto di ribellione: tanti momenti narrati con attenzione al dettaglio e sentita partecipazione, come pure curata è la ricostruzione delle strutture sociali e dei rapporti interpersonali. Nell’immaginazione di chi legge prendono vita non solo la piccola e arretrata comunità rurale della valle di Zoldo, ma anche la provinciale Belluno con i suoi nobili altezzosi e la più lontana Venezia descritta in un mirabile capitolo quando è ancora una ricca capitale prima di decadere in modo irreparabile. Sono aspetti che a volte si prendono del tutto la scena, aprendo lunghe parentesi nella vicenda umana di Mattio che, fatta di inciampi com’è, riscuote la piena simpatia dell’autore tanto da fargli abbandonare spesso il tono lievemente sorridente utilizzato di solito sostituendolo con uno più partecipato. La scrittura di Vassalli scorre come al solito con grande piacere proprio per la capacità di alleggerire le situazioni, utilizzando scene da commedia all’italiana (si vedano la ‘santa’ del villaggio che fa a pugni col diavolo o il secondo viaggio di Mattio versola laguna con le esibizioni erotiche di un’aspirante suora) e spargendo qua e là dei riferimenti all’attualità, ma, allo stesso tempo, richiede una lettura attenta a causa della predilezione per i periodi complessi e ben formati (ed è un pregio, sia chiaro, non un difetto): un modo di raccontare che pare senza sforzo e riesce a non far sentire il lavoro di documentazione che ci deve inevitabilmente essere alle spalle di un libro come questo. Qualche problema di amalgama fra le sue varie componenti e un canovaccio nel complesso più debole, fanno sì che ‘Marco e Mattio’ non sia al livello del racconto del martirio della ‘strega di Zardino’, ma è comunque un bell’omaggio ai dimenticati della storia che conferma la bravura del suo autore. ( )
  catcarlo | Oct 8, 2014 |
"Marco e Mattio" è (in larghissima parte) una ricostruzione avvincente e storicamente accurata, per quanto ne so, della vita dei montanari veneti tra il Settecento ed i primi decenni dell'Ottocento. La descrizione dei mercati di Venezia prima della caduta della Serenissima è un piccolo capolavoro (c'è un rimando alle pagine de "La prigioniera" di Proust sui venditori ambulanti?).
Sino alla metà del romanzo, mi sembrava potesse andare bene anche per Giovanni, poi ho cambiato idea di fronte al crescente riferimento alla sessualità - intesa solo come licenza e/o vergogna - e ad un certo "passatismo", che riecheggia un po' certe parti di Camporesi. Il confronto tra i "gelatai" attuali ed i contadini morti di fame del Settecento sembra a favore degli ultimi in nome, forse, della tradizione, di un "ordine" che non esisteva nemmeno durante l'infanzia di Mattio (la fine della Serenissima era già avvenuta).
L'altro aspetto che mi ha convinto poco è l'elusiva figura di Marco - finto prete, falsario di moneta, baro ed imbroglione - che appare e scompare tra le pagine del romanzo sino all'incontro finale nel manicomio ed alla rivelazione della sua (reale?) identità: l'Ebreo errante. Secondo il retro di copertina, il nucleo del romanzo è proprio La relazione tra Marco (simbolo di laicità e modernità) e Mattio (portatore di tradizione e religiosità). A me sembra un'interpretazione forzata: l'incontro è risolto nel giro di un paio di paginette e non chiarisce la precedente relazione tra i due personaggi (ad esempio, la guarigione di Mattio dal vaiolo ad opera di Marco).
Avrebbe potuto essere un ottimo romanzo storico - come la "Chimera" - se Vassalli non avesse ceduto al moralismo ed al "romanzo a chiave", peccato... ( )
  Luisali | Feb 25, 2013 |
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