Sennett pesca a piene mani da alcuni dei suoi libri migliori, in particolare Il declino dell'uomo pubblico e L'uomo flessibile, senza aggiungere nulla di sostanzialmente nuovo (ma senza mancare di riempire 300 pagine). Di fatto Sennett sta animando il dibattito di questi anni più che altro con i titoli: l'uomo artigiano del 2008 ha animato moltissime discussioni e sono sicuro che lo stesso stia per accadere con il tema della collaborazione su cui questo libro è incentrato. Resta il fatto che i contenuti non sono nuovi e che, al solito, manca una vera pars construens (la terza parte del libro, nonostante quanto indicato da Sennett, non può essere considerata come tale). La frase che preferisco del libro è questa, che tuttavia manca poi di svilupparsi in una lettura della relazione tra artigianalità e collaborazione: «Si tende a credere che diventare abili significhi trovare il modo giusto per eseguire un compito, l’unico modo giusto, come se esistesse una corrispondenza biunivoca tra mezzi e fini. Un percorso evolutivo completo comporta invece di imparare ad affrontare il medesimo problema da molti lati diversi. Un repertorio completo di tecniche consente di padroneggiare problemi complessi;molto raramente un unico metodo corretto serve a tutti gli scopi».

Speriamo che il libro conclusivo della trilogia (che sarà dedicato alla città) possa chiudere in bellezza un percorso per ora un po' debole. ( )

Netzwerke / Systeme

In this book, which is revealed to be the second part of a planned trilogy on Homo Faber (the first is _The Craftsman_), Sennett takes on the topic of cooperation. His approach is one of historical sociology, covering vast fields of literature to examine how we cooperate through the ages. The main gist of the presentation is a hopeful one; even though global capitalism in recent years has hampered intrinsic cooperation, there are ways forward to be learned from ancient and more local cooperative practices such as the workshop and dialogical conversations.

This topic obviously holds tremendous general interest for an interaction designer interested in collaborative media. However, there are also parts in the book where Sennett explicitly address online communication and its implications for cooperation. These parts are regrettably quite weak, based only on very limited amounts of anecdotal experience with contemporary communication practices. I ended up choosing to disregard those parts and instead focus on the more general value of Sennett's big-picture account of the sociology of cooperation.

shelved in HT Green Library - by Reception - Monograph Library (R)