Carlo Sgorlon (1930–2009)
Autor de Il trono di legno
Sobre El Autor
Obras de Carlo Sgorlon
La Luna color ametista: romanzo 4 copias
I DADI DI NASCIMBENI 1 copia
L’ARMATA DEI FIUMI PERDUTI 1985 1 copia
La conchiglia di Anataj 1 copia
Il calderas 1 copia
Sgorlon Carlo 1 copia
L'antidoto Manzoni 1 copia
L'occhio, la febbre, lo stile 1 copia
Il paria dell'universo 1 copia
E La Coscienza, E' Latitante 1 copia
Il calcolo dei dadi 1 copia
Etiquetado
Conocimiento común
- Fecha de nacimiento
- 1930-07-26
- Fecha de fallecimiento
- 2009-12-25
- Género
- male
- Nacionalidad
- Italy
- Lugar de nacimiento
- Cassacco, Italy
Miembros
Reseñas
Premios
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Autores relacionados
Estadísticas
- Obras
- 47
- Miembros
- 343
- Popularidad
- #69,543
- Valoración
- 3.1
- Reseñas
- 6
- ISBNs
- 67
- Idiomas
- 7
"Pensieri peregrini portavano Marta lontano, in direzioni bizzarre, e si mescolavano fra loro curiosamente. Lei si sentiva dominata dalla impressione degli strati del tempo, di cui avvertiva la solennita'. Pero' sapeva bene che la storia che misteriosamente l'attirava non era quella dei grandi eventi politici e militari, la storia dei vincitori e delle loro battaglie, ma il destino faticoso e sofferto di ogni uomo." (p. 102)
" - Il Friuli e la steppa si somigliano almeno in una cosa.
- Ossia?
- Nei nostri cimiteri sono seppelliti molti italiani, e nei vostri molti cosacchi. Una specie di gemellaggio nella morte." (p. 120)
"(Gavrila)Non sarebbe mai tornato alla sua citta' nella steppa, ne' avrebbe mai rivisto i fiumi della Cernozjom. Lui in patria non sarebbe ritornato mai perche' essa non era prevista nel destino degli uomini moderni, la cui sorte era di vagabondare eternamente, di smarrirsi tra illusioni potenti e pensieri fittizi, e di non arrivare mai alla meta. La patria non c'era piu'. (p. 130)
" - La terra non tradisce mai, ragazzo. Non e' come gli uomini, che si dicono amici e poi possono voltarsi contro di te. La terra e' madre. Da essa veniamo e ad essa torneremo. In essa ci seppelliranno quando sara' finita. La terra e' il principio e la fine, e tutto il resto non e' che favola." (p. 184-5)
"L'uomo moderno non sapeva piu' dove andare perche' non credeva piu' nelle cose e nelle idee. Non era piu' capace di pensieri semplici ed essenziali, ed era un essere smarrito che navigava senza meta, tra circi e mostri senza fine." (p. 222)
"Alla fine entro' (Ghirei) nel territorio piu' difficile da intuire e da capire, che cioe' v'era nel mondo moderno, forse a causa della guerra, o forse anche per altri motivi, piu' ardui da definire, una cosa impalpabile che s'insinuava nella mente degli uomini, e impediva loro di ritrovare la propria identita', di riprenderne possesso, di ritrovare se stessi e un modo antico di sentire e di pensare. Forse tutto un mondo, amato e ben conosciuto, si era dissolto per colpa della guerra. Forse tutti gli uomini moderni erano degli esuli, dei profughi, dei senzapatria, al di la' delle vicende della guerra e delle sue vicissitudini. Era la loro stessa anima che non aveva piu' un luogo familiare e ben conosciuto, ne' certezze, ne' dimensioni consolatorie, ed essi non sapevano piu' dove rifugiarsi e a che cosa aggrapparsi." (p. 284-5)
… (más)