David K. Levine
Autor de Against Intellectual Monopoly
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Recensione del 14 dicembre 2020
La riflessione che va fatta dopo aver riletto questo libro è che oggettivamente il pensiero si modifica con il tempo. Otto anni fa questo testo mi convinse, mentre oggi gli argomenti dei due economisti mi sembrano molto opinabili. Ed è un discorso sia di metodo che di merito. Ma partiamo dal primo elemento. Tutta la narrazione mi sembra declinare sin dall’inizio verso la conferma del risultato atteso: dimostrare la dannosità della protezione delle opere dell’ingegno. Il punto, e stiamo al metodo, è che vengono citati episodi e fatti che sicuramente rafforzano le tesi degli autori; ma non vengono mai presi in considerazione quelli che porterebbero a conclusioni diverse. Il filo conduttore è incredibilmente univoco, debole sotto il profilo scientifico. E passiamo al merito: l’approccio fortemente liberista che pervade il libro porta Boldrine e Levine ad asserire la fine della tutela delle opere dell’ingegno, in quanto genera degli inefficienti monopoli legali. I dati sui bilanci delle case farmaceutiche e dell’industria della tecnologia sicuramente evidenziano che qualcosa non va. Il diritto d’autore, il copyright nella sua accezione più ampia va sicuramente ripensato e questo è un dato di fatto incontrovertibile. E serve uno sforzo mondiale per rendere omogena la disciplina a livello internazionale. Ma ripensare significa pensare seriamente anche alla tutela degli investimenti delle imprese per la ricerca ed all’equa remunerazione per gli autori. Le soluzioni estreme prospettate nel testo, la teoria del diritto incorporata nell’oggetto, nella prima copia sono evidentemente esercizi di retorica privi di qualsiasi evidenza scientifica; ed anche di ragionevolezza. Poi potrà succedere che se rileggerò questo libro tra otto anni le considerazioni dei due autori mi sembreranno ampiamente condivisibili. Ma per ora mi sembra un lavoro veramente modesto.… (más)