Maria Velho da Costa (1938–2020)
Autor de The three Marias: New Portuguese letters
Sobre El Autor
Créditos de la imagen: Drawing by Manuel Anastácio / Portuguese Wikipedia.
Obras de Maria Velho da Costa
Etiquetado
Conocimiento común
- Nombre legal
- Costa, Maria de Fátima de Bívar Velho da
- Otros nombres
- Costa, Maria Velho da
- Fecha de nacimiento
- 1938-06-26
- Fecha de fallecimiento
- 2020-05-23
- Género
- female
- Nacionalidad
- Portugal
- Lugar de nacimiento
- Lisbon, Portugal
- Lugares de residencia
- Lisbon, Portugal
- Educación
- University of Lisbon
- Ocupaciones
- writer
teacher
feminist
novelist - Relaciones
- Barreno, Maria Isabel (co-author)
Horta, Maria Teresa (co-author) - Premios y honores
- Prémio Camões (2002)
- Biografía breve
- Maria Velho da Costa graduated from the University of Lisbon and worked as a secondary school teacher. She became a writer and a leader of the Portuguese feminist movement. She is most famous as one of the "Three Marias," along with Maria Isabel Barreno and Maria Teresa Horta. In 1972, the three women published Novas Cartas Portuguesas (The New Portuguese Letters), a book consisting of letters, essays, poems, and fragments using as a model the story of a famous 17th-century Portuguese nun, Soror Mariana Alcoforado. In its portrayal of the condition of women and female sexual expression, the book was considered a provocation and defiance of the Salazar regime's censorship. The authors were accused of pornography, arrested, and tried in a court case that lasted two years. The case was followed closely by the international press and feminists, who organized protest rallies at Portuguese embassies and consulates in London, Paris and New York. Eventually the three writers were acquitted. Maria Velho da Costa was a reader in the Portuguese and Brazilian Department of King's College, University of London, from 1980 to 1987.
She also served in cultural functions of the Portuguese government between 1979 and 1990. She has published numerous novels beginning in 1969 with Maina Mendes.
Miembros
Reseñas
Premios
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Autores relacionados
Estadísticas
- Obras
- 19
- Miembros
- 213
- Popularidad
- #104,444
- Valoración
- 4.0
- Reseñas
- 3
- ISBNs
- 34
- Idiomas
- 6
Il libro usa una commistione di stili – poesia, saggio e romanzo epistolare – per raccontare la condizione delle donne portoghesi sotto il regime di Caetano e, più in generale, delle donne nelle società patriarcali, senza i soliti filtri del buon costume e della buona creanza. Infatti, fu subito definito pornografico e incompatibile con la morale pubblica: mica si può parlare di vagine, masturbazione femminile e di maschi tesi a ingannare la loro impotenza, riproduttori, stalloni, così pessimi amanti, così frettolosi a letto, così ansiosi di esibire il pene. Mica si può dire che non è di questi uomini di cui le donne portoghesi, le donne di tutto il mondo, hanno bisogno.
Nemmeno si può parlare e descrivere tutta la violenza di genere subita dalle donne: quella sì, davvero scandalosa, oscena e indegna. Ma si sa, alle società patriarcali non piace che si mostrino i panni sporchi della sua violenza in pubblico: è pericoloso, si rischia di far vedere a tutte che non sono sole e di fornire loro gli strumenti per analizzare la propria situazione al di fuori delle logiche patriarcali. Le autrici, forti della stanchezza che la sottomissione e l’obbedienza portano con sé, hanno preso spunto da un’opera del 1669, Lettere di una monaca portoghese, per raccontare in chiave femminista il dolore di questa donna, Maria Alcoforado, costretta a prendere i voti e innamoratasi del cavaliere di Chamilly, che finì per abbandonarla al suo destino di prigioniera dopo aver approfittato dei suoi sentimenti.
L’aspetto che come al solito mi intristisce di più di questo genere di libro e che, sebbene sia degli anni Settanta e scritto durante una dittatura, un testo del genere potrebbe generare scandalo ancora oggi, semplicemente perché ha il tipo di contenuti dai quali gli uomini si sentono minacciati e dai quali c’è bisogno di rassicurarli: non tutti gli uomini, bravo che non violenti la tua compagna, complimenti per aver fatto gli auguri a tutte le donne per l’otto marzo. E se per una volta ci concentrassimo sulla violenza di genere invece che sul vostro amor proprio ferito?… (más)