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– Un trauma è un tremendo tracollo che ti travaglia ad un tratto ed intristisce a tradimento le trippe, cioè un'allitterazione.
– Cos'è «asciutto», roba come il laconico? Come volete. Nave: eguale. Equipaggio: eguale… – Cosa intendete con eguale? – Eguale a prima: non a prima di se stesso, ma a se stesso di prima, cioè il medesimo. – Ho capito, ho capito, andate avanti. – Stato e quantità dei viveri, quasi eguale, perché un po' s'è mangiato e bevuto, eh beh… Poi cosa c'era? Ah sì, aspetto del mare e del cielo, uguale: e badate che non ci ho detto «eguale», ho detto «uguale». – La differenza? – Ma è chiara, no? Eguale vuol dire eguale, ma quando questa egualità è proprio tanta si deve dire uguale, lo dice anche la parola, non sentite? "u"!-guale, è assai più forte. – Sono stupefatto. – È una legge, capitano: pensate all'orca, si dice orca, no? ma se siete su una barchetta in mezzo al mare e ve ne trovate di colpo una davanti cosa dite? dite urca!
– Come consiglia il proverbio, se hai il frigno pensa alla fregna: è un metodo infallibile.
– È giusto, è passato troppo poco tempo. Come dice il proverbio, scienza e crescenza voglion pazienza.
Ma perché un fungo e non un albero? Scegliere il seme d'un albero nobile e grande, il leccio, il cedro, il cipresso, e con una lieve pressione del polpastrello affondarlo nella polpa corrotta, poi finalmente spirare: e dopo un anno ecco l'osceno tegumento creparsi, sortirne timidetto un virgulto, uno stelo, un piccolo fusto, ecco dopo anni la potenza del tronco che già sfonda il soffitto, perfora il sottoponte ed il ponte, riesce vittorioso in coperta, riesce, lancia sua sfida al maestro e al mezzano, li eguaglia, li avanza, si estolle sovrano mentre i suoi rami s'implicano forti ai pennoni e alle antenne, si estolle, si estolle!
Guardo la mia gangrena e penso: ecco una gangrena esotica. Esotica, esosa, esiziale: sulla comunanza etimologica Isidoro di Siviglia avrebbe dei dubbî, Menzio no. L'esistere esula dall'esame, Esichio l'esarca esalò, l'esegesi di Esone esorbita dall'esametro. Emanuele, Ismaele: mah!? Torquemada, Torriani: pazzie. Menzio menzione mentire mentula menta. Nella torre l'esarca torquerà il mentitore.
– È l'ingrato compito dei capi, questo: dubbiare dentro, una maschera fuori.