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Il taglio è enciclopedico, ma quello che rende prezioso questo bel libricino sono i ricordi, le osservazioni, la saggezza popolare di "nonno" Mario (con affetto, non te la prendere ;-) ) ( )

(Come inizia:) " Cechov, nel 1888, scriveva: 'Chi conosce la scienza sente che un pezzo di musica e un albero hanno qualcosa in comune, che l'uno e l'altro sono creati da leggi egualmente logiche e semplici'. Dieci anni dopo a un amico che va a trovarlo in Crimea: 'Qui ogni albero l'ho piantato io e mi sono cari. Ma ciò che importa non è questo, è il fatto che prima che venissi io qui non c'era che un terreno incolto e fossi pieni di pietrame e cardi selvatici. Ho trasformato quest'angolo perduto in un luogo bello e civile..."

(pag.65:)
"... Quel giorno della mia andata a Bassano avevo incontrato gli ulivi dopo essere passato per i boschi ancora innevati: erano lì in quelle vallette a mezzogiorno ai piedi delle montagne dove li avevano piantati i Benedettini dell'Abazia di Campese, figlia di quella più famosa di Cluny, e quei tronchi attorcigliati e screpolati, a volte traforati, reggevano i rami che portavano 'le palme' d'ulivo.
Guardandoli attraverso i vetri della corriera certamente mi commossi.
A quindici anni si è innamorati di tutto; ma se di tante cose con il passare del tempo ci si può disamorare, l'ulivo è l'albero che ancora mi rinnova quella prima emozione ogni volta che lo ritrovo.
E mi ricordo gli ulivi di Puglia dove piantammo le tende prima d'imbarcarci a Brindisi; e quelli dell'Albania nella primavera del 1941 dopo un inverno passato sulle montagne battute dalle tormente; e quelli delle isole dalmate..."