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In Egitto un giovane blogger e disegnatore finisce in tribunale per le sue strisce irriverenti nei confronti del governo. Sequestrato il suo libro Metro

«Le persone vivono come anestetizzate, non c’è niente che le colpisca. Per quante cose possano vedere, alla fine diranno sempre: fratello, questo è pur sempre il mio paese». Ha qualcosa che potremmo condividere anche noi italiani l’amara riflessione dell’ingegnere Shihab, protagonista del primo graphic novel egiziano “Metro”, scritto in arabo dall’esordiente Magdy el Shafee e uscito da qualche giorno anche nelle nostre librerie (edizione il Sirente, 15,00 euro).
“Metro” è la storia di un giovane ingegnere capace e intelligente, ma schiacciato da una realtà senza mobilità sociale e senza meritocrazia. Un giovane che vuole scappare da quella «trappola aperta, in cui siamo rinchiusi solo perché nessuno ha mai provato a uscire». Ma è anche la storia d’amore con la bella e rivoluzionaria giornalista Dina, la storia di un omicidio, di un furto miliardario, di una manifestazione repressa nel sangue, di Mustafa e di suo fratello Wael, costretto dalla povertà a diventare un picchiatore del regime. Proprio il regime, con la corruzione politica, l’oppressione e gli intrighi nascosti, diventa l’altro protagonista di un intreccio che si sviluppa nella caotica Cairo.
Sullo sfondo, la linea della metropolitana, con le fermate dedicate ai presidenti egiziani.
Una storia accattivante che trae la sua grinta anche dal linguaggio usato: i dialoghi sono scritti in “ammeya” il dialetto egiziano, e quindi ancora più vicini alle strade della capitale. I disegni in bianco e nero raccontano più di tante parole il moderno paese delle piramidi. Il tratto, inizialmente ben deciso, diventa progressivamente sfumato, a simboleggiare una città in dissoluzione che molti non vorrebbero raccontare: a pochi giorni dalla sua pubblicazione il fumetto è stato infatti ritirato dalla vendita e oggi in Egitto è impossibile trovarlo. Una scena di sesso, ma soprattutto dei contenuti ritenuti politicamente scorretti gli sono costati un processo e una condanna pecuniaria pesante. Nel verbale di denuncia si legge che alcuni personaggi di “Metro” possono rassomigliare a uomini politici esistenti. Peccato che quando l’avvocato di el Shafee ha chiesto durante l’udienza, di quali politici si trattasse, l’ufficiale è rimasto in silenzio: troppo pericoloso fare i nomi per davvero.
El Shafee è un blogger che ama disegnare e ama la libertà. Inizia a collaborare con il quotidiano indipendente el Dostur e pubblica alcune strisce di successo. Nel frattempo, assieme ad altri egiziani desiderosi di giustizia, usa internet e le manifestazioni per fare opposizione al regime. Fino a quando decide che la storia dell’Egitto contemporaneo deve essere raccontata. Alla sua maniera, attraverso i disegni. Vede la luce “Metro”. È la primavera del 2008, il fumetto è stato pubblicato da neanche un mese e la polizia fa irruzione nella sede della casa editrice Malameh. Vorrebbe parlare con l’editore Muhammed Sharqawi, che però è già nelle carceri del raìs con l’accusa di aver fomentato lo sciopero del 6 aprile, contro il carovita e i salari da fame.
Anche l’autore el Shafee è ricercato, non sa cosa fare. Potrebbe scappare, ma poi segue il consiglio della moglie e si presenta alla polizia. «In quelle ore mia moglie mi ha detto qualcosa che ricorderò per sempre – racconta – costituisciti, e se sarai incarcerato io sarò ancora più fiera di te».
Oggi el Shafee è un uomo libero. A Roma, assieme al suo traduttore Ernesto Pagano, che lo ha scoperto quasi per caso, ha presentato il suo fumetto. Grazie a “Metro” oggi sappiamo qualcosa in più dell’Egitto, il nostro primo partner economico al di là del Mediterraneo.
añadido por yamibolo | editarEuropa, Tiziana Barrucci (Dec 14, 2010)
 
Oggi vi presentiamo Metro, una grafic novel dell’autore egiziano Magdy El Shafee. Metro è stato pubblicato per la prima volta in Egitto nel 2009 e dopo soli tre mesi è stata ritirata ogni copia dalle librerie per oscenità e scene violente. Qualche giorno fa si è svolta a Roma la presentazione dell’edizione italiana del romanzo e l’autore ha raccontato al pubblico presente le vicissitudini del suo Metro. L’unicità di questo romanzo è quella di essere la prima grafic novel del mondo arabo, nata in un paese in cui non esiste una vera tradizione fumettistica. Protagonista del romanzo è Shihab, un software designer che, non riuscendo a pagare il debito contratto con uno strozzino, organizza una rapina in banca per risolvere definitivamente i suoi problemi finanziari. Per realizzare l’impresa si avvarrà della complicità dell’amico Mustafa il quale lo lascerà a bocca asciutta e fuggirà con la refurtiva. Sullo sfondo di questa vicenda scorre Il Cairo, con i suoi rumori e in particolare con quelli di una manifestazione di lavoratori avvenuta il 6 aprile 2008, che ha dato vita ad un movimento di protesta giovanile, diffuso in rete attraverso i numerosi blog attivi nel paese. Nei disegni si srotolano gli avvenimenti egiziani degli ultimi anni, cadenzati, dalle fermate della metro che portano il nome dei presidenti egiziani Nasser, Sadat e Mubarak. Metro è un thriller, una storia d’amore e un romanzo politico metropolitano che si anima dietro le quinte e nei sotterranei dell’affascinante e decadente Il Cairo. Buona lettura.
añadido por yamibolo | editarZiguline, Valentina A. (Dec 11, 2010)
 
Magdy el-Shafee, al suo esordio nel mondo della letteratura impegnata e d’avanguardia, stupisce il mondo arabo – e non solo- con una creazione tanto originale quanto affascinante: Metro. Il primo graphic novel mai realizzato nel mondo arabo, edito in Italia da il Sirente, ci lancia all’inseguimento caotico di personaggi, eventi e situazioni che ci parlano di una città border line tra vecchio e moderno, tra le affollate e rumorose strade del Cairo, anche quelle sotterranee della metropolitana, in cui i nomi delle fermate lanciano un chiaro messaggio: Saad Zaaghloul, Nasser, Sadat e Mubarak.
Shibab, il protagonista, è un brillante informatico che spera di raggiungere soldi e successo attraverso i suoi programmi: non ha fatto i conti però con la realtà in cui vive, e il suo sogno degenera presto in un incubo. Debiti, minacce e persino un creditore particolarmente agguerrito che gli lancia contro suoi scagnozzi diventano refrain della sua vita quotidiana. L’impossibilità di uscire dalla trappola in cui è caduto – e le cui fila sono tessute dalla stessa società egiziana, profondamente corrotta e clientelistica- lo persuade a rapinare una banca. Ma i guai non finiscono certo qui: delitti, inseguimenti, tradimenti e manifestazioni decisamente movimentate ritmano la seconda parte della storia, che si concluderà con un finale non bello, ma sicuramente sereno, in cui è possibile intravedere un flebile barlume di speranza.
Intervistato durante la prima romana del libro organizzata dall’Associazione Culturale Arabismo nell’ambito della rassegna Arabismo al Caffè, lo scorso 7 dicembre, Magdy racconta la sua graduale evoluzione da anonimo farmacista a vignettista impegnato. Dopo aver frequentato un seminario sul fumetto alla American University nel 2001, Magdy entra in contatto col quotidiano indipendente Dustur e inizia a pubblicare strisce di satira politica. Metro arriverà solo nel 2008. Profondamente influenzato dai modelli occidentali quali Superman e Corto Maltese, il tratto di questo promettente disegnatore è rapido, deciso e frammentato: come la società cairota sta lentamente perdendo speranze e voglia di combattere, così sulle tavole di Metro i personaggi sono rappresentati a metà, in modo solo parzialmente ben definito. Quel poco che l’autore lascia assaggiare della sua arte permette di notare una certa sicurezza, ma il resto, ossia le parti sgranate o confuse, rivelano molto di un altro protagonista di questo lavoro: il Cairo, con le sue molteplici contraddizioni che sgretolano il tessuto sociale e le relazioni tra gli individui. Proprio a causa della sincerità con cui Magdy el-Shafee critica il modus operandi di politici e poliziotti in Egitto, ha subìto una condanna molto pesante da parte di un tribunale che lo ha multato e ha disposto la distruzione di tutte le copie del libro.

“Magdy, pensi che il regime si senta minacciato da opere come la tua?” chiediamo all’autore nel corso del nostro incontro.
“No, non credo sia esatto parlare di minaccia” risponde el-Shafee. “L’arte, qualunque sia il canale che scelga per esprimersi, sia esso la letteratura, la pittura, la musica e persino il fumetto, non vuole mai minacciare, bensì raccontare qualcosa. Non si pone mai come obbiettivo di ribaltare le cose. Se poi ci riesce, è un altro discorso.”

“Il tuo racconto ricalca un po’ i fatti del 6 aprile. La gente allora subì una scossa, fu un punto di svolta per la costruzione della consapevolezza collettiva: non sei d’accordo? Perché nel tuo libro accusi le persone di essere “anestetizzate” agli eventi che le circondano?”
“I fatti del 6 aprile sono stati un momento molto importante per l’Egitto, soprattutto per le grandi metropoli come il Cairo ed Alessandria, ma la strada verso la consapevolezza piena è molto lunga. Credo che manchi ancora molto, ed è difficile fare una previsione esatta.”

“Pubblicando questo libro non hai temuto di mettere in qualche modo in pericolo la tua famiglia?”
“Ricordo ancora il giorno in cui arrivò la convocazione da parte della questura. Io naturalmente ero molto agitato e temevo che mi avrebbero fermato. Fu allora che mia moglie mi guardò dritto negli occhi e mi disse che mi avrebbe accompagnato, e aggiunse che se mi avessero arrestato, in quel momento lei si sarebbe sentita la moglie più fiera e orgogliosa d’Egitto, e mi sarebbe rimasta accanto in ogni caso.”

“Nel romanzo, Dina è la giovane giornalista che partecipa con entusiasmo a tutte le manifestazioni di protesta mentre Shihab è più disilluso, le evita e cerca di convincere l’amica a non andare. Tu con quale dei tuoi protagonisti stai?”
“Con Dina, naturalmente. È vero che le manifestazioni sono pericolose e si rischia molto, ma lo considero un modo per far parlare la gente, per esprimersi contro quello che non piace. Anche se forse non servono a cambiare le cose, non smetterò mai di crederci.”

“Di fronte a Metro anche gli altri paesi del mondo arabo hanno reagito come l’Egitto?”
“No, non tutti, devo ammettere che ha suscitato grande interesse, e vari paesi lo hanno stampato e diffuso con entusiasmo. Tra questi soprattutto Qatar e Libano. Questo fatto mi ha molto colpito e rallegrato.”

“Dopo i guai che hai passato a causa di Metro, ti sei scoraggiato oppure sei pronto a scrivere e disegnare ancora?”
“Se Dio vuole, continuerò il mio lavoro. Non mi sento scoraggiato, anzi è il contrario. Perciò riprenderò presto a disegnare.”
 
Presentato ieri a Roma alla libreria Griot la graphic novel egiziana “Metro” di Magdy El Shafee pubblicata dalla casa editrice il Sirente. Ritirata dal commercio a poche settimane dalla sua pubblicazione in Egitto per le immagini spinte e la critica politica.

Si chiama “Metro”. E non solo perché nella graphic novel ricorrono le stazioni della metro del Cairo ma anche perché il libro è stampato nel carattere tipografico Metro realizzato nel 1927 dal graphic designer William Addison Dwiggings. E’ la prima graphic novel egiziana che è stata sul mercato locale per poche settimane prima di essere sequestrata dalla polizia in seguito alla sentenza del tribunale di Qasr el Nil che ha giudicato che “questo libro contiene immagini immorali e personaggi che somigliano a uomini politici realmente esistenti”.
Metro, opera di Magdy El Shafee è la storia di un certo signor Shahib, un software designer, che si ritrova pieno di debiti e che, per trovare una via d’uscita alla sua situazione, organizza una rapina in banca insieme all’amico Mustafa che finirà per tradirlo e scappare con il bottino. La vicenda si svolge nel contesto dell’Egitto di oggi e le critiche, velate ma soprattutto non, avanzate dai protagonisti alla società e al governo rendono questo fumetto una seria provocazione. Dalla bocca di Shahib, il protagonista, escono parole dure: “Giornali, televisione e tutte le altre cose che ci hanno abituati alla sottomissione, al fatto che la corruzione resterà tale e quale… all’oppressione, alle code per un pezzo di pane… non mi faccio distrarre dalla cronaca… non dimentico i veri responsabili”.
Corruzione, picchiatori durante le manifestazioni e povertà. Uno scenario che l’autore, Magdy El Shafee, che ieri ha presentato il suo libro a Roma alla libreria Griot, ha commentato in termini duri soprattutto quando fa entrare nel discorso la politica. “Le elezioni in Egitto sono una recita e chi partecipa sono delle comparse – commenta l’autore e continua -. Noi non abbiamo grandi sogni ma i politici continuano a prenderci in giro e non considerano le persone come esseri umani con una loro dignità”.
Magdy El Shafee ha cominciato a pubblicare vignette e strisce umoristiche sul quotidiano indipendente Dustur conquistandosi la simpatia del pubblico. Quando poi ha pubblicato il suo libro le autorità hanno considerato il linguaggio e alcune scene troppo spinte. “Quando cominci a lavorare ad un progetto – confessa l’autore – non pensi ai problemi che potrebbe causarti”, riferendosi al processo che ha dovuto affrontare. Tuttavia, il sostegno non è mancato anche in quei giorni difficili: “Molti blogger e attivisti che non prima di allora non avevano un volto per me mi hanno sostenuto, come anche alcuni paesi sub sahariani, il Kuwait e il Libano”.
La graphic novel ha anche un’altra particolarità. La voce narrante si esprime in arabo classico mentre i protagonisti parlano in dialetto. Questo linguaggio che molti definirebbero fin troppo colorito è proprio quello che dà corpo e concretezza alla storia che si snoda fra le immagini.
añadido por yamibolo | editarMinareti.it, Elena Dini (Dec 9, 2010)
 
Ospite in questi giorni a Cagliari nell’ambito del III. festival internazionale Nues-fumetti e cartoni nel Mediterraneo (www.nues.it), tra gli altri c’ anche il discusso autore egiziano Magdy El-Shafee, del cui processo in patria contro la sua graphic novel ‘METRO’ avevamo già accennato in post precedenti. Accusato dalle autorità di utilizzare un linguaggio ‘osceno’ (e addirittura blasfemo(!), che nel 2010 è ancora un ottimo espediente per screditare le persone…non solo in Egitto!), in realtà il fumetto in questione avrebbe la vera colpa di gettare uno sguardo impietoso sull’attuale società egiziana, tra disoccupazione e corruzione, cinismo e dissoluzione dei costumi…insomma, tutto il mondo è paese, giusto? L’editore di El-Shafee fu vittima anche di intimidazioni e pestaggi da parte della polizia, e dopo molti rinvii dovuti all’inaspettata sollevazione popolare e intellettuale lèvatasi in tutto il mondo a favore dell’opera (efficacissimo l’appello via web dell’autore, capace di sensibilizzare l’opinione pubblica prima che i censori potessero tentare di ‘oscurare’ la vicenda) il processo si è concluso con la condanna alla distruzione di tutte le copie dell’opera e al pagamento di una multa di 5000 lire egiziane (700 euro ca.); ma ormai l’enorme richiamo suscitato in tutto il mondo dalla graphic novel ne consentirà la traduzione e la pubblicazione anche negli USA e in Europa. In un’intervista l’autore però dichiara di voler continuare a lavorare nel suo Paese, sperando che l’attenzione ottenuta sul tema della libertà d’espressione porti ad un maggiore dibattito e confronto sulle problematiche sociali che appaiono nel fumetto, e che fanno comunque parte della normale evoluzione di qualsiasi società. El-Shafee desidera tornare ai proprio progetti, non limitati al genere ‘di denuncia’ pur se sempre animati da un sincero desiderio di rinnovamento, tra cui una sorta di storia dell’Egitto attraverso le donne incontrare e amate nella sua vita. Maazel tov!!!
añadido por yamibolo | editarafNews, Gatto Zeneise (Dec 8, 2010)
 

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